ORMEA - Armo-Cantarana, arriva la svolta attesa da decenni: la variante ottiene il via tecnico

Il tracciato Pieve di Teco-Ormea entra nella fase decisiva: dopo l'ok del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici si punta all'attivazione dei finanziamenti

Alessandro Nidi 01/12/2025 20:36

Per un progetto che accompagna il dibattito pubblico fin dagli anni Ottanta, il passaggio formale che ha contrassegnato la giornata di lunedì 1° dicembre rappresenta molto più di un atto burocratico. Il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ha infatti dato il proprio assenso tecnico alla versione definitiva della variante Pieve di Teco-Ormea, l’opera che include il traforo Armo-Cantarana e che da anni viene indicata come la soluzione alle difficoltà di collegamento tra il Cuneese e l’Imperiese. La conferma della priorità dell’intervento era già arrivata la scorsa estate, quando l’entrata in vigore del Decreto Infrastrutture aveva ribadito l’inserimento della variante tra le opere da finanziare attraverso il Contratto di Programma ANAS 2021.2025. Tuttavia, è con l'approvazione tecnica di queste ore che il dossier compie un salto decisivo, aprendo la strada all’avvio della procedura di copertura economica, quantificata in oltre 500 milioni di euro. L’opera mira a sostituire l’attuale collegamento fra Cantarana e Acquetico, un percorso di 13,8 chilometri caratterizzato da curve strette, 662 metri di dislivello e il transito in undici centri abitati. Un itinerario che richiede circa 25 minuti al volante e che il traforo ridurrebbe drasticamente: il nuovo tracciato, infatti, sarebbe lungo poco più di 9 chilometri, con un dislivello di poco inferiore ai 400 metri e un tempo di percorrenza stimato in appena 6 minuti. Non è la prima volta che l’opera si avvicina alla realizzazione: già a inizio anni Novanta ANAS aveva inserito il traforo in un piano infrastrutturale che comprendeva anche la variante Pontedassio-Imperia e l’Aurelia bis. Se queste ultime sono state portate a termine, però, il traforo Armo-Cantarana è rimasto a lungo fermo ai tavoli tecnici. Un primo risultato concreto risale al 1992, quando fu scavato un foro pilota esplorativo di quasi tre chilometri, al fine di studiare la conformazione geologica della montagna. Il progetto è poi tornato a essere attuale nel 2019 con il reinserimento nel Contratto di Programma MIT-ANAS. L’anno successivo era giunta una prima validazione, con richieste di aggiornamenti progettuali. Ora, con l’ok tecnico definitivo, il quadro si completa: manca soltanto la formalizzazione del finanziamento per trasformare un’opera storicamente rinviata in un cantiere (finalmente) reale.