ALBA - “Il Museo diffuso del Tartufo di Alba ha troppi problemi”

La presa di posizione di Comuneroero e Osservatorio Langhe e Roero: “Una sede ha pochi visitatori, l’altra è impantanata. Dobbiamo parlarne per salvare il salvabile”

05/09/2025 17:37

Riceviamo e pubblichiamo: Gli obiettivi del progetto del MUDET, il Museo diffuso del Tartufo, costituito tra i Comuni di Alba e Montà, prevedevano la collaborazione tra le due amministrazioni per creare un “polo d’eccellenza, attraverso la cooperazione tra enti e associazioni”.  La sede di Alba, operativa da circa due anni, è collocata in centro città, all’interno del complesso della Maddalena, su una superficie di circa 500 metri quadri. Del tartufo presenta al visitatore gli aspetti scientifici, storici, letterari, artistici, culinari e commerciali. La sede di Montà d’Alba, che avrebbe dovuto essere inaugurata quasi contemporaneamente a quella di Alba, è collocata in uno spazio ipogeo di circa 900 metri quadri rivolto verso piazza Vittorio Veneto. Dovrebbe invece avere un taglio “emozionale e sensoriale”, ma ad oggi non se ne ipotizza l’apertura.  La scelta a suo tempo effettuata dalle due amministrazioni, secondo il piano di finanziamento, prevedeva che le due sedi albese e montatese del Mudet agissero in sintonia tra loro. Dovevano avere allestimenti complementari, comunicazioni e promozioni concertate: l’intero progetto doveva essere percepito come un unicum.  Tutti questi propositi sono stati disattesi ed in aggiunta entrambe le realizzazioni presentano problemi. Segue il dettaglio.  Il Museo di Alba Si tratta di un progetto di 2.7 ml euro, nato dal protocollo d’intesa siglato il 23 novembre 2017 tra Regione Piemonte, Comune di Alba e altri enti: venne inaugurato nell’ottobre del 2023. Il business plan del progetto prevedeva 30.000 ingressi paganti all’anno, necessari per coprire i costi di gestione, ma il consuntivo del 2024 (1/1-31/12) ha certificato solo 10.000 visite nell’anno. La Giunta Bo aveva deciso di gestire direttamente il museo, prevedendo una spesa annua di 155.000 euro (circa 70.000 euro per il personale, 30.000 euro per le bollette, 50.000 euro per la biglietteria), copribile ipotizzando un target di 30.000 visite paganti. L’attuale amministrazione constata che il Mudet è stato inaugurato, ma che ora è problematico gestirlo: “Non vogliamo chiudere, ma serve una gestione sostenibile e servono servizi essenziali: ufficio informazioni, mostre contemporanee, visite guidate, eccetera”. Il Comune non ha queste competenze, vuole perciò aprire al terzo settore. Di conseguenza, lo scorso mese di luglio ha approvato alcune linee di indirizzo per la gestione e la valorizzazione del Museo del Tartufo di Alba, finalizzate ad individuare il soggetto da coinvolgere nella fase di programmazione, di progettazione e di gestione del Museo del tartufo attraverso lo strumento del convenzionamento. Il Museo di Montà
 
Si tratta di un progetto di circa 2 ml euro, realizzabile in due fasi: il primo lotto dei lavori (budget di circa 1.2 mil euro) comprendente le opere edili ed impiantistiche, è fermo da mesi a causa di problemi di infiltrazione d’acqua non risolti. Non è ancora stata individuata la soluzione del problema per cui non si può procedere con il lotto 2, che consiste nell’allestimento dell’area per poter ospitare la tecnologia multimediale prevista (budget di circa 800.000 euro). L’amministrazione ha concesso alcune proroghe e firmato un accordo transattivo con l’impresa che prevedeva il termine lavori il 29/4/2024, data non rispettata, inoltre le opere eseguite non rispettano gli standard del capitolato. Il lotto 1 è nella fase di collaudo, che deve concludersi entro ottobre. Questo sicuramente non risulterà positivo, visti i problemi descritti. L’amministrazione sta valutando come risolvere il problema ed eventualmente procedere con l’aggiudicazione del lotto 2: ci auguriamo non lo faccia. Osservazione generale: lo stato d’avanzamento dei due progetti rende arduo poterli metterli in discussione, pur essendoci molte valide ragioni. In primis: che senso ha realizzare ben due musei “virtuali” sul tartufo? Si è consapevoli che a Montà è stata sottratta una importante area pubblica, utilizzata per eventi di rilievo nel recente passato? Si è tenuto conto che, spesi i soldi di investimento (in larga parte regionali), poi i musei vanno gestiti, per cui costano? Abbiamo bisogno di altre cattedrali nel deserto? La situazione ad oggi è questa: i fondi sono stati stanziati e in larga parte spesi, i problemi di Montà prima o poi in qualche modo verranno risolti. Ora dobbiamo guardare avanti e essere propositivi. Come associazioni aderenti a questa comunicazione proponiamo:  - occorre ripristinare il concetto iniziale di museo diffuso. L’immagine unitaria e coesa tra le due sedi, quella che era in programma e che è venuta meno, risultando nettamente a sfavore della sede roerina, deve essere ripristinata. Proponiamo che la decisione del Comune di Alba di individuare attraverso un bando il/i soggetti del terzo settore da coinvolgere nella fase di programmazione, progettazione e gestione del Museo del tartufo, mediante lo strumento del convenzionamento, venga estesa anche al Comune di Montà, in modo che venga ripristinata la visione unitaria dei due musei; - richiediamo un approfondimento delle tematiche generali anche mediante n dibattito pubblico su una proposta migliorativa che unisca al museo riuso la promozione e la tutela dell’habitat locale del tartufo. Anticipiamo la proposta: operare affinchè le due strutture possano diventare centri di dibattito, di decisioni e di conseguenti azioni sui veri temi che è necessario presidiare. Questi sono: la tutela e lo sviluppo delle tartufaie nel Roero e nelle Langhe, la promozione di norme che assicurino che non vengano più abbattute le piante da tartufi, l’avvio di sperimentazioni di tartuficoltura, il sostegno alle associazioni di tartuficoltori, il sostegno di progetti, come Salvarocche, Valle Oscura, Langa Silvatica, per la tutela di boschi, di rocche e di siti naturali. In concreto le finalità e la realizzazione e, di conseguenza, gli effetti pratici di progetti, come questo del Museo diffuso del Tartufo, non dovrebbero consistere solo nella celebrazione di risorse locali a fini turistici e promozionali e quindi risultare semplicemente una tappa di un tour comprendente un po’ di cultura, un’occhiata a panorami garantiti “patrimoni dell’umanità” e una degustazione abbondante o, comunque soddisfacente, di vini tra i migliori al mondo e di piatti, opera di cuochi decorati da stelle plurime. Occorre incrementare studi e risorse, mirati non solo alla promozione di questo eccezionale dono della natura, ma aperti all’attenta considerazione su quanto nell’ambiente locale attiene alla sua vitalità e continuità. Sono ormai evidenti gli effetti della diffusa monocultura di vigneti e noccioleti e la progressiva pesante riduzione delle aree boscate e degli spazi incolti naturali, ambiente specifico del tartufo: a tutto questo si aggiunge il riscaldamento globale con il cambiamento climatico. Tutti fattori ormai degni della massima attenzione. Le associazioni firmatarie della presente chiedono di essere coinvolte nelle prossime fasi di approfondimento. Le associazioni aderenti
Comuneroero aderenti
Osservatorio per la tutela paesaggio di Langhe e Roero Canale Ecologia ODV

c.s.

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