ALBA - Monsignor Marco Brunetti: 'Peccato non sia stato approvato lo ius soli'

Il vescovo della diocesi di Alba ha incontrato i giornalisti. 'Occorre uno sforzo educativo e informativo affinché la vita sia sempre promossa e difesa'

Fa.Ro 25/01/2018 20:27

Nella giornata di ieri (mercoledì 24 gennaio), nella sala Don Alberione di piazza San Paolo 14, il vescovo della diocesi di Alba, Marco Brunetti, ha incontrato i giornalisti e gli operatori della comunicazione in occasione della pubblicazione del Messaggio del Papa per la Giornata delle comunicazioni sociali che si celebrerà quest’anno il 13 maggio, sul tema “La verità vi farà liberi (Gv 8,23). Notizie false e giornalismo di pace”. 

Brunetti ha invitato gli operatori della comunicazione a svolgere il loro lavoro con professionalità e aderenza alla verità, in un’ottica di pace ed è intervenuto anche sui temi più scottanti che riguardano il territorio e la società civile: ludopatie, tossicodipendenze, testamento biologico, lavoro, accoglienza degli immigrati. Il vescovo ha inoltre annunciato le diverse iniziative culturali e solidali in atto nella Chiesa locale: dal ricordo di don Natale Bussi alle celebrazioni per San Giovanni Paolo II, dall’attività dell’Emporio solidale al sostegno delle missioni in Kenia e al nuovo assetto diocesano.

"La verità nel campo delle comunicazioni - ha detto Brunetti - credo sia un tema fondamentale, bombardati da mille messaggi diventa difficile districarsi in una giungla di parole, immagini e video. Sono certo che una sana deontologia professionale stia alla base di questo mestiere così importante. Troppe notizie rimbalzano in tempo reale per cui la verifica diventa quasi impossibile, correndo il rischio che quando una notizia falsa venga smascherata sia già troppo tardi per rimediare i danni fatti alle persone o alle istituzioni che rappresentano. Dire la verità è un pilastro etico ineludibile da parte di tutti gli operatori della comunicazione e qualora venisse tradita è giusto ricorrere a mezzi legislativi che facciano giustizia e rimedino ai danni commessi. A maggior ragione penso questo discorso valga per la stampa cattolica".

Il vescovo della diocesi di Alba ha poi espresso alcuni pensieri rugardo alcune problematiche legate al nostro tempo e territorio. "Non possiamo abbassare la guardia sulla piaga sociale del gioco d'azzardo a cui dobbiamo dare una risposta concreta mettendo in rete tutte le realtà esistenti in ambito sociale e sanitario. I numeri che abbiamo letto su Gazzetta d’Alba di questa settimana sono drammatici: 3054 euro spesi pro capite dagli albesi per il gioco a fronte dei 1.176 euro della media provinciale. Spero che il Comune faccia ancora di più rispetto a quello che ha già fatto, approfittando anche della legge regionale per limitare il più possibile il danno. Legato a questo temo c’è quello dello sballo e della dipendenza da sostanze che pare essere molto presente sul nostro territorio. Non credo che la legalizzazione sia la soluzione migliore ma una rete di agenzie educative che sappiano dare senso alla vita dei nostri giovani, le scorciatoie legislative non aiutano a risolvere certi problemi sociali e sanitari".

Poi il tema sempre caldo dell'immigrazione. "L'accoglienza dei migranti e dei rifugiati rimane una priorità, pertanto lo sforzo dell' ufficio migrantes e Caritas va sostenuto, senza dimenticare coloro che non avendo ottenuto il permesso di soggiorno vagano per le nostre città senza sapere dove andare e come fare. Collegato a questo esprimo il mio rammarico per non essere riusciti ad approvare lo ius soli che avrebbe dato la cittadinanza italiana a tanti ragazzi che sono nati e cresciuti in Italia".

Infine il suo parere sulla recente legge sui DAT. "

Un' ultima questione che mi sta particolarmente a cuore è la recente legge sui DAT. 
Si tratta di una questione molto delicata che richiede un approfondimento etico e clinico. Ribadisco che la Chiesa dice no all'accanimento terapeutico e prevede la gradualità della cura.  
Ciò che lascia insoddisfatti della nuova legge è la mancanza della possibilità dell'obiezione di coscienza, ledendo un diritto costituzionale, sia per gli operatori sanitari sia per le strutture sanitarie cattoliche. Così come lascia insoddisfatti l’aver cancellato il rapporto medico-paziente, lasciando al solo paziente ogni decisione di trattamento, venendo meno una vera alleanza terapeutica. Insoddisfacente è anche l’aver stabilito per legge che la nutrizione e l'idratazione siano sempre da considerare una terapia clinica e non un sostegno vitale non rispecchiando così la verità di tanti pazienti che ancora ricevono il cibo e l'acqua. Attenti a fare della "qualità della vita" l'unico criterio per curare e prendersi in carico le persone. Su questi aspetti dovremo compiere uno sforzo educativo e informativo affinché la vita sia sempre promossa e difesa".

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