ALBA - ''Non è idoneo accostare un deposito nucleare a un territorio dichiarato Patrimonio Unesco''

Il comunicato diffuso dall'associazione 'Langhe Roero, Tavolo delle Autonomie del Territorio', condiviso tra gli altri dai Sindaci di Alba, Bra e Cherasco

Redazione 20/01/2021 09:57

L'Associazione “Langhe Roero, Tavolo delle Autonomie per il Territorio” è intervenuta con un comunicato sulla notizia dell'individuazione in Piemonte di siti considerati “potenzialmente idonei” ad ospitare la costruzione di un deposito nucleare nazionale: “Il Tavolo delle Autonomie, in attesa che venga attivato dalle istituzioni competenti un serio ed approfondito confronto con gli enti territoriali prima di scegliere in via definitiva la sede degli stoccaggi, ritiene “sicuramente non idonee le zone indicate per una tale realizzazione”.
 
Si legge nella nota: “La nostra regione non è estranea alla storia del nucleare italiano: si rammentino la centrale dismessa di Trino Vercellese e il deposito di scorie nucleari di Saluggia, sempre in provincia di Vercelli, territori che ospitano “temporaneamente” da decenni la maggior parte del materiale di scarto delle centrali italiane chiuse dopo il referendum del 1987 seguito al disastro di Chernobyl”. Le aree individuate in Piemonte dalla Carta nazionale aree potenzialmente idonee (Cnapi) pubblicata sul sito della Sogin sono due in provincia di Torino (Caluso-Mazzè-Rondissone e Carmagnola) e sei in provincia di Alessandria (Alessandria-Castelletto Monferrato-Quargnento, Fubine-Quargnento, Alessandria-Oviglio, Bosco Marengo-Frugarolo, Bosco Marengo-Novi Ligure, Castelnuovo Bormida-Sezzadio).
 
Entrambe le opzioni - scrive l’associazione - lambiscono il territorio decretato Patrimonio dell’Umanità dall'Unesco. Nello specifico, pare particolarmente inidoneo accostare un deposito nucleare a ridosso dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, che si estendono nelle tre provincie meridionali piemontesi di Cuneo, Asti e Alessandria. Il rischio è la vanificazione degli enormi progressi ottenuti nel corso di decenni nel campo della vitivinicoltura e dell'agroalimentare di altissima qualità, dell'enogastronomia e dell’industria turistica ad esse collegata, che si aggiunge alla preoccupazione per la gestione di materiali estremamente pericolosi per la salute pubblica. Non possiamo in questo contesto dimenticare come la nostra area sia già reduce dall'inquinamento del fiume Bormida che ha condizionato l'intera vallata ed il territorio circostante per oltre un secolo, una storia che ancora brucia e reclama i dovuti risarcimenti per i danni ambientali subiti dalla parte piemontese della valle”.
 
La nota è stata condivisa dal sindaco di Alba Carlo Bo, dal sindaco di Bra Gianni Fogliato, dal presidente dell’Unione Colline Langa e Barolo e Rappresentante di Territorio del Tavolo delle Autonomie, Roberto Passone, dal sindaco di Cherasco Carlo Davico, dal presidente dell’Unione Montana Alta Langa Roberto Bodrito, dal presidente dell’Associazione Sindaci del Roero Silvio Artusio Comba e dal rappresentante delle categorie economiche e coordinatore del Tavolo Giuliano Viglione (presidente Associazione Commercianti Albesi).

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