BRA - Flotilla, l’abbraccio con Ab a Malpensa: “Grazie alle piazze vive, sono state la nostra garanzia”

Il braidese Amajou tra gli ultimi quindici attivisti italiani rimpatriati: “Al console che ci ha visitati in carcere abbiamo chiesto: come sta l’Italia?”

Redazione 06/10/2025 21:55

L’abbraccio con i familiari, ovviamente, ma anche con gli attivisti venuti a Malpensa per inalberare lo striscione “Benvenuti eroi della Flotilla, liberi per la libertà della Palestina”. La dedica è per Abderrahmane Amajou, l’unico piemontese e cuneese - nato in Marocco, è cresciuto a Bra - ad aver preso parte alla spedizione della Global Sumud Flotilla fino all’abbordaggio e all’arresto. “Ci sono ancora oggi diecimila persone in ostaggio nelle celle israeliane” dice ai sostenitori radunati, sventolando il suo passaporto italiano: “Noi siamo riusciti a uscire grazie a questo passaporto, all’Italia e all’Occidente che purtroppo è molto amico di Israele e con cui Israele non vuole rovinare i rapporti”. A chi gli chiede se abbia avuto paura, risponde: “Un po’, ma sapevo che non sarebbe successo nulla perché le piazze erano vive e queste piazze vive erano la nostra garanzia di sopravvivenza”. “Noi non sapevamo cosa stesse succedendo - racconta - perché eravamo tagliati fuori da ogni connessione. Quando è arrivato da noi il console, la prima cosa che abbiamo chiesto è stata: come sta l’Italia?”. A salutarlo sono arrivati, dalla Granda, l’assessore braidese Checco Matera e la consigliera regionale di Avs Giulia Marro, che ad Ab - com’è soprannominato - parla del grande corteo di Cuneo: “Eravamo tantissimi”. “A Cuneo? Non ci posso credere” risponde lui. Il viaggio questa sera termina a Torino, in corso Vercelli, dove arriverà il pullman che trasporta l’attivista liberato e i suoi amici. Per lui la prima notte a casa, dopo più di tre settimane trascorse fra la barca e le celle israeliane.

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