Lasceranno Israele in mattinata gli ultimi attivisti della Sumud Flotilla detenuti ancora in carcere. Tra loro c’è Abdherramane Amajou, attivista italo-marocchino di Bra imbarcato sulla “Paola 1”, che insieme ad altri 14 connazionali aveva rifiutato di sottoscrivere il foglio di via per non essere costretto a dichiarare di aver fatto “ingresso illegale” in Israele (le imbarcazioni sono state abbordate in acque internazionali). L'annuncio della liberazione è arrivato in serata dal ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani. Il ministro fa sapere che gli italiani partiranno con un volo charter per Atene: “Saranno assistiti dalla nostra ambasciata sia alla partenza e poi in Grecia nel trasferimento verso l'Italia”. Il vicepremier ringrazia “sinceramente” tutto il personale del ministero, i diplomatici in Israele e nelle altre sedi interessate per “il capillare lavoro di assistenza compiuto in questi giorni”. E con il passare delle ore arrivano nuovi dettagli sulla detenzione degli attivisti della Sumud Flotilla. Racconti forniti proprio da chi, dopo l’abbordaggio delle barche della missione umanitaria diretta a Gaza, si è ritrovato dietro le sbarre. “Eravamo trattati come le vecchie scimmie dei peggiori circhi degli anni Venti” dice senza mezzi termini il giornalista di Fanpage Saverio Tommasi che ricorda le “botte sulla schiena, tante e in testa”. Tra i 26 connazionali rientrati nella tarda serata di sabato in Italia c'è chi parla di “aggressività e odio forti” mostrati nei loro confronti. “Ci hanno trattati come trattano i terroristi” sostiene Cesare Tofani, uno dei 18 italiani già atterrati allo scalo di Roma Fiumicino e accolti da circa 200 persone tra lacrime, abbracci e bandiere palestinesi. Feste anche per gli altri otto connazionali arrivati nella notte di sabato a Milano Malpensa. Nel gruppo il consigliere regionale dem Paolo Romano. Le loro testimonianze si intrecciano con quelle raccolte dal team legale internazionale che sta seguendo gli oltre 300 attivisti ancora detenuti in Israele. Gli avvocati di Adalah denunciano “gravi abusi subiti” dai partecipanti alla Global Sumud Flotilla: detenuti in celle sovraffollate, alcuni costretti a dormire sul pavimento, scorte di acqua e cibo inadeguate. Secondo le dichiarazioni raccolte negli ultimi due giorni, ai fermati sarebbero stati negati anche i farmaci salvavita.