CUNEO - Addio fiori d’arancio. La scomparsa dei matrimoni è un guaio anche per le dimore storiche

Dal castello del Roccolo un grido d’allarme: ‘Senza cerimonie non possiamo permetterci manutenzioni’. E c’è perfino chi incomincia a vendere ‘mascherine da sposa’

Andrea Cascioli 17/04/2020 15:29

 
Fiori d’arancio e mascherine chirurgiche. Un abbinamento possibile? Per qualcuno sì, se è vero che c’è chi non rinuncia nemmeno in questi tempi difficili a coronare il proprio sogno d’amore.
 
A Cuneo per esempio sono in programma ben due matrimoni nella giornata di domani, sabato 18. Dovrebbero però essere gli unici celebrati in municipio questo mese perché un terzo è già stato rimandato: rispetto ai cinque di gennaio e febbraio e i tre di marzo si conferma quindi un più che prevedibile calo.
 
Non va diversamente nella vicina Borgo San Dalmazzo, dove l’unico matrimonio civile che era previsto a marzo è stato spostato a data da definire mentre ad aprile non si festeggerà nessuna unione. Tra maggio e giugno, periodo ‘caldo’, ce n’erano sette in programma: due sono già stati spostati e altrettanti sono confermati, mentre in altri tre casi i promessi sposi stanno valutando cosa fare. Dal Comune segnalano inoltre che la stessa incertezza riguarda un paio di matrimoni religiosi a fine estate.
 
È la spia di un problema che investe un intero settore con tutto ciò che significa in termini lavorativi. Ma c’è anche un altro risvolto che tocca da vicino la conservazione di beni culturali pubblici e privati. Lo evidenzia Elena Mandrile, responsabile della segreteria del castello del Roccolo a Busca: “Noi viviamo grazie ai matrimoni. Sono mancati gli introiti con cui finanziavamo la manutenzione già un mese prima dell’apertura”. La storica dimora neogotica, edificata nel 1831 dalla famiglia d’Azeglio, avrebbe dovuto ospitare i primi ricevimenti alla seconda metà di giugno ma tutto è in forse: “Gli sposi non se la sentono né di annullare né di confermare”.
 
C’è però da assicurare la cura del parco secolare per il quale, al momento, l’associazione che ha in gestione il complesso può garantire solo gli interventi antiparassitari indispensabili. Nel frattempo l’apertura, prevista per la prima domenica di maggio proprio in corrispondenza con l’ultimo giorno di vigenza del decreto ‘Io resto a casa’, è slittata di un mese. “Apriamo solo la prima e la terza domenica del mese, non avrebbe avuto senso” spiega Mandrile, che aggiunge: “Bisogna considerare anche le disdette che ovviamente abbiamo ricevuto dalle scuole e dai gruppi prenotati dalla Liguria e da Torino. Tutto annullato”.
 
Non se la passano certamente meglio le dimore private, come villa Chiusano nella frazione Ronchi di Cuneo: “Quest’anno avevamo tredici matrimoni prenotati. Hanno già rinviato in dodici” racconta Valentina Masante, che cura i ricevimenti per conto della tenuta e svolge anche attività di wedding planner e organizzatrice di eventi in proprio con la VMStyle. Il vero rischio, per chi lavora in questo ambito, è quello di perdere non una ma due annate: “Spostare i matrimoni non è facile. In molti ci chiedono di confermare la stessa data per il 2021 ma bisogna far combaciare tutto con le prenotazioni già in calendario. E non tutti sono disposti ad accettare spostamenti in giorni infrasettimanali o in altre stagioni”.
 
C’è poi chi denuncia problemi logistici, ad esempio le coppie che attendevano invitati dall’estero e non sanno ancora quando potranno - se non proprio riabbracciarli - almeno rivederli. Del resto è plausibile, sottolinea Masante, che un certo clima di preoccupazione caratterizzerà le cerimonie che si terranno nei prossimi mesi: “A tutti coloro che dovrebbero sposarsi tra poco ho chiesto di valutare se gli invitati siano tranquilli all’idea di partecipare, qualcuno potrebbe non sentirsela”.
 
La ‘fase 2’ insomma si annuncia complicata per il settore eventi, a prescindere dalle misure che verranno messe in campo. Per ora circolano voci di ogni genere: cerimonie con i tavoli distanziati, obbligo di mascherina per tutti gli invitati e quant’altro. Alcuni atelier si sono addirittura attrezzati per fornire alle spose le mascherine ‘personalizzate’ e decorate da indossare nel giorno più bello: “Ma questa - confessa la wedding planner - la trovo una cosa assurda. Dopotutto, almeno in teoria, ci si sposa una volta sola”.
 
Sul ‘che fare’, più che suggerimenti aleggiano speranze. Soprattutto quella che il fisco tenga debito conto della situazione in cui versano le imprese quando si tratterà di riscuotere: “Alcune categorie, come parrucchieri ed estetiste, potranno ripartire dal giorno in cui saranno autorizzati a riaprire. Chi lavora con i matrimoni invece può ormai rassegnarsi a perdere il 2020: se tutto va bene, ricominceremo a fatturare il prossimo anno”. Per chi sogna fiori d’arancio, l’uscita dal guado è ancora lontana e irta di spine.

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