CUNEO - Allarme della Caritas: “Emergenza povertà nel Cuneese”

La fascia d’età più in crisi è quella tra i 25 e i 45 anni. Aumentano i “lavoratori poveri” e c’è timore per gli effetti dell’eliminazione del reddito di cittadinanza

Micol Maccario 29/05/2023 17:55

La provincia di Cuneo sta vivendo un problema di cronicizzazione della povertà: nonostante gli aiuti è sempre più difficile uscire definitivamente da situazioni di difficoltà economica. A dirlo sono i dati presentati nel report “Incontrando il mondo” presentato dalla Caritas.
 
A un primo sguardo potrebbe sembrare che gli accessi alla Caritas negli anni siano rimasti pressoché stabili, in realtà la situazione è più complessa. Delle 697 persone o nuclei che si sono rivolti all’associazione di volontariato, il 23% è composto da individui o famiglie che erano già stati presi in carico negli anni passati. Questo significa che sono numerosi i casi di soggetti che avevano interrotto il ricorso alla Caritas ma hanno dovuto, dopo qualche anno, tornare a chiedere aiuto.
 
È diminuito il numero delle persone sotto i 25 anni (-6% rispetto all’anno passato) che si rivolge ai centri diocesani di Cuneo e Fossano. Il gruppo più numeroso è quello tra i 25 e i 45 anni, che rappresenta il 45-46% del totale. È la fascia d’età dei lavoratori, significa che per chi perde il lavoro riuscire a reinserirsi nel circuito lavorativo è sempre più complesso.
 
Rispetto all’anno precedente è cresciuta la disoccupazione e, con essa, grave emerge il fenomeno dei “working poor”. Si tratta dei “lavoratori poveri”, cioè coloro che nonostante abbiano un impiego non riescono a raggiungere un livello di vita dignitoso. “Hanno lavori a chiamata, a progetto, a tempo determinato, con contratti non rinnovati, con orari bassi e paga scarsa”, si legge nel report.
 
Molti di questi nuclei sopravvivono grazie al Reddito di cittadinanza (Rdc). L’eliminazione di questo sostegno e la sostituzione con la misura per l’inclusione attiva (Mia) avrà gravi conseguenze su coloro che oggi ne usufruiscono, accrescendo la lista delle persone che già si rivolgono alla Caritas. Al contempo, “in alcuni centri parrocchiali si è verificata una diminuzione degli accessi perché il Rdc alza l’Isee e non permette più la presa in carico, ad esempio, per la consegna dei viveri”.
 
Profondo rimane il problema abitativo. Il cuneese riflette una situazione che in realtà è estesa a tutto il territorio italiano. Inflazione, calo del potere d’acquisto, caro bollette e mancanza di alloggi a prezzo accessibile sono alcune delle cause dell’emergenza abitativa. Trovare un’abitazione a un prezzo abbordabile è sempre più complicato. Ad acuire il problema si aggiunge l’aumento degli affitti turistici. Le cifre richieste per gli affitti sono sempre più alte e una difficoltà particolare è riscontrata dagli stranieri. Il report parla inequivocabilmente di “discriminazione” nei confronti delle persone non italiane, che fanno molta più difficoltà a trovare una sistemazione.
 
A Cuneo al centro diocesano “il problema abitativo cresce del 14%”, passando dal 42% a 56%. I problemi riscontrati nel Cuneese riguardano sia la spesa collegata all’abitazione (nel caso in cui le utenze superino le possibilità economiche), sia coloro che non riescono a trovare una sistemazione. Le richieste di pagamento dell’affitto sono aumentate del 3% e quelle per le utenze del 4%. Ma l’emergenza parte dal basso: in un anno la richiesta di viveri è passata dal 14% al 31%.
 
Nell’indagine della Caritas si sottolinea che alla povertà è spesso correlato un livello di istruzione mediamente basso. Le persone che vivono in “uno stato di povertà, nate tra il 1966 e il 1986, provengono per lo più da nuclei familiari con bassi titoli di studio, in alcuni casi senza qualifiche o addirittura analfabeti. E sono proprio i figli delle persone meno istruite a interrompere gli studi prematuramente, fermandosi alla terza media e in taluni casi alla sola licenza elementare”, si legge nel report.
 
Tra i servizi offerti dalla Caritas diocesana, Coop MOMO, Coop Fiordalismo e Coop Emmanuele c’è lo sportello Infopoint-presidio, punto di ascolto e orientamento all’interno del Punto Meet rivolto alle persone migranti che hanno requisiti, diritto e volontà di stabilizzarsi sul nostro territorio. Vale la pena notare che tra i richiedenti la maggior parte sono pakistani (24%). Un tasso così elevato è strettamente collegato alla crisi climatica. Secondo i dati di Adnkronos riportati nello studio della Caritas “solo nello scorso agosto ci sono stati più di mille morti, di cui 348 bambini e circa un milione di abitazioni distrutte”.
 
Guardando al futuro, è intenzione della Caritas richiedere un tavolo istituzionale permanente per affrontare alla base le problematiche legate alla questione abitativa. Tra gli obiettivi figurano anche la riorganizzazione del sistema di distribuzione dei viveri, la creazione di un magazzino centrale come polo logistico per la raccolta dei prodotti freschi e invenduti scartati dai supermercati e la riorganizzazione della mensa cittadina, riducendo gli sprechi di cibo e l’uso della plastica.

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