CUNEO - Anche in Piemonte sempre meno studenti frequentano l'ora di religione

Nella Granda la percentuale dei frequentanti è la più alta del Piemonte. I dati diffusi dall’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti

Micol Maccario 21/03/2024 08:38

Sempre più i bambini e i ragazzi a scuola non frequentano le lezioni di religione cattolica (Irc). A livello nazionale, nell’anno scolastico 2020/2021 erano 1.014.841, che nel 2022/2023 sono diventati 1.096.846. I dati sono stati richiesti dall’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti (Uaar) al ministero dell’Istruzione per avere un quadro preciso e corretto della situazione. 
 
In Italia, sono sei le province in cui più del 30% degli studenti non si avvale di questo insegnamento: Firenze (37,92%), Bologna (36,31%), Trieste (33,37%), Prato (33,19%), Gorizia (32,51%) e Aosta (30,74%). Guardando i dati regionali, guida la classifica la Valle d’Aosta, seguita dall’Emilia Romagna (27,48%) e dalla Toscana (27,12%). In Piemonte, invece, non frequenta le lezioni di religione cattolica 24,13% degli alunni totali. I dati del nord della penisola sono ben lontani da quelli del sud. A livello della Toscana c’è una spaccatura che divide le percentuali medio-elevate del settentrione da quelle molto più basse, talvolta vicine allo zero, del meridione e delle isole. In Basilicata appena il 2,98% degli alunni non frequenta i corsi di religione, seguono poi Campania (3,11%), Calabria (3,41%), Puglia (3,67%), Molise (3,87%) e Sicilia (4,57%). 
 
L’Uaar ha scorporato anche i dati per tipologia di scuola, evidenziando che a livello nazionale sono gli istituti professionali a presentare le percentuali più elevate (25,52%), seguiti dagli istituti tecnici (23,87%) e dai licei (17,51%). Nella scuola secondaria di primo grado a non avvalersi è il 14,67% del totale, nella primaria l’11,74% e in quella dell’infanzia l’11,3%. È bene tenere presente che il 6% circa delle scuole italiane è stato escluso dalla media perché i dati mostravano fluttuazioni anomale (presentavano, cioè, un divario eccessivo per essere plausibile) da un anno all’altro. 
 
Come si legge sul sito dell’Uaar, “campione assoluto di laicità è l’Istituto Professionale Statale per l’Industria e l’Artigianato Massimo Olivetti di Ivrea con 86 non avvalentisi su 95 (90,53%). Per i licei in vetta alla classifica c’è l’Enriques Agnoletti di Sesto Fiorentino, con l’80,41%. Non lontano, a Firenze, vince per la categoria degli istituti tecnici il Sassetti-Peruzzi (tecnico per il turismo) con 209 su 244 studenti (l’85,66%) che non si avvalgono. Per le primarie ci spostiamo ad Ancona, dove alla Leonardo da Vinci l’83,50% dei bambini frequenta solo lezioni laiche. A Torre Pellice (Torino) c’è invece la secondaria di primo grado I.C. Torre Pellice – Rodari, con record di no all’Irc: 148 su 175, pari all’84,57%. Vincitrice nella categoria ‘infanzia’ con l’87,50% di non avvalentisi è invece la scuola dell’infanzia Idria, di Comiso (Ragusa)”.
 
La situazione in Granda
 
La provincia di Cuneo presenta un dato inferiore alla media del Piemonte: il 16,35% degli studenti della Granda non segue le lezioni di religione contro il 24,13% regionale. Guardando la situazione delle varie scuole dell’infanzia, primarie e secondarie cuneesi sono 42 in tutto gli istituti in cui la totalità degli alunni segue i corsi di religione. Tra le città e i paesi in cui il dato si equivale o supera il 50% ci sono la scuola primaria Balocco di Monesiglio (50,00%), la Breo Trigari di Mondovì (54,05%), l’istituto della primaria di Oltremaira a Dronero (56,63%), la scuola dell’infanzia Piandellavalle di Mondovì (62,22%), Il grillo parlante di Mondovì (62,37%) e quella di via XXVIII aprile a Cuneo (62,65%). Nel capoluogo della Granda i dati sono variabili: si va dal 2,41% della scuola primaria di Spinetta – dove su 83 alunni solo due non seguono le lezioni – al 62,65% della scuola dell’infanzia di via XXVIII aprile.
 
Questi dati, secondo l’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti sono importanti perché, come si può leggere sul sito, possono essere utili “ai genitori alle prese con le iscrizioni, i quali spesso nutrono il timore che i propri figli siano gli unici a non avvalersi, rischiando dunque di ritrovarsi soli […] I dati che la nostra associazione ha liberato mostrano una richiesta sempre crescente di scuola laica”.  
 

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