CUNEO - Approvata la riforma della normativa Ue sul copyright, ma per gli utenti non cambia nulla

La responsabilità di vigilare sul rispetto del diritto d'autore e di remunerare i creativi spetterà alle grandi piattaforme. 'Salvi' Wikipedia e i 'meme'

a.d. 27/03/2019 11:02

Dopo mesi di polemiche tra sostenitori e detrattori, la riforma della normativa Ue sul copyright è stata approvata ieri, martedì 26 marzo, dal Parlamento Europeo di Strasburgo: 348 i voti favorevoli, 274 quelli contrari, 36 gli astenuti. La riforma va a rivedere la precedente direttiva, datata 2000, un'epoca in cui il mondo del web era agli albori. Adesso il testo, frutto di oltre tre anni di contrattazioni e numerose modifiche, necessita di un passaggio formale del Consiglio e della pubblicazione in Gazzetta ufficiale, per poi essere recepito entro due anni dai Paesi membri.
 
La nuova normativa prevede accordi tra editori e “colossi” del web (tra gli altri Google e YouTube) per l'adeguata remunerazione dei contenuti protetti da copyright pubblicati in rete. I giganti della rete saranno quindi tenuti a corrispondere delle “royalties” agli editori, i quali dovranno poi girare un congruo pagamento ai “creativi” (artisti, musicisti, scrittori, giornalisti) autori dei contenuti. Nella normativa si prevede un controllo da parte delle piattaforme prima del caricamento: prima della pubblicazione, insomma, le piattaforme dovranno verificare che i contenuti non stiano violando il copyright. Saranno esentate le società con un fatturato inferiore ai 10 milioni annui e con meno di 5 milioni di utenti mensili, le enciclopedie online (“salva”, quindi, Wikipedia), le piattaforme open source, i siti di musei e i materiali didattici. Non saranno interessati dalla riforma anche i link inseriti all'interno delle pagine, gli estratti di articoli (i cosiddetti “snippet”), i contenuti caricati a fini satirici (tra i quali i popolari “meme”), le parodie e le pubblicazioni a scopo di analisi e commento.
 
Se un contenuto protetto da copyright verrà caricato senza licenza, le piattaforme si accolleranno la responsabilità della violazione, ma esiste comunque una “zona grigia” molto contestata da alcuni sostenitori della riforma: le piattaforme non saranno perseguibili se dimostreranno di “aver compiuto i massimi sforzi per ottenere un'autorizzazione” o comunque di “aver agito tempestivamente per disabilitare l'accesso agli utenti indisciplinati o impedirne l'attività in futuro”.
 
In tutto questo, che cosa cambia per gli utenti di internet? Sostanzialmente nulla: la responsabilità di vigilare sul rispetto del copyright, come detto, sarà delle piattaforme, che saranno tenute a vigilare e a remunerare editori e “creativi”. Come specificato, poi, saranno esentati dalla norma i contenuti satirici e parodistici, tra i più cliccati e condivisi sui social network. Inizialmente il testo prevedeva obblighi molto più stringenti, secondo i quali anche i singoli utenti sarebbero stati tenuti a richiedere apposite licenze per la pubblicazione dei contenuti: dopo tre anni di dibattiti ed emendamenti, però, si è giunti ad una versione finale della normativa decisamente più “edulcorata”.


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