A fronte dell'interrogazione depositata dal vicecapogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera Marco Grimaldi, il Ministero della Salute ha chiesto conto alla Regione Piemonte della gestione delle liste d’attesa in relazione al discusso caso degli “appuntamenti fittizi”, con visite ed esami fissati in orario notturno e riportanti la dicitura "data non reale". I risultati delle verifiche dovrebbero arrivare entro il 13 ottobre, giorno entro il quale il Ministro Schillaci dovrà rispondere a Grimaldi. L’assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi, dal canto suo, ha definito le richieste arrivate dal Ministero “un atto dovuto a fronte dell’interrogazione di AVS”. Nel frattempo, la consigliera regionale cuneese Giulia Marro, che per prima aveva sollevato il caso, ha presentato una richiesta di accesso agli atti per acquisire documentazione aggiornata sui regolamenti del CUP regionale, sulle modalità di prenotazione adottate dalle aziende sanitarie e sui lavori dell’Osservatorio regionale sulle liste d’attesa. “Dopo mesi di dichiarazioni non sempre coerenti, serve chiarezza sui meccanismi e sui criteri adottati — affermano Marro insieme alle colleghe di AVS Alice Ravinale e Valentina Cera —. Strumenti come le pre-liste possono avere senso solo se accompagnati da regole trasparenti e tempi certi per i cittadini. Diversamente si rischia di compromettere la fiducia nel sistema sanitario pubblico”. Per il gruppo AVS - si legge in una nota - “il problema va affrontato nella sua dimensione strutturale”: “Le liste d’attesa non sono un’anomalia isolata, ma il sintomo di un sistema indebolito, innanzitutto dalla mancanza di personale. È una questione di priorità politiche: la spesa sanitaria viene compressa mentre le risorse vengono destinate altrove”. "Nei documenti preparatori del Piano socio-sanitario regionale - prosegue la nota - compariva una frase, poi scomparsa nella versione finale, che segnalava il rischio di ridurre gli investimenti nella sanità a causa di nuove priorità, tra cui la difesa militare. Non è un dettaglio: la salute pubblica non può essere sacrificata a logiche che nulla hanno a che fare con il benessere collettivo”. “La trasparenza — concludono Ravinale, Cera e Marro — non è un optional. Chiedere chiarezza non è un atto polemico, ma un dovere verso i cittadini”.