Riceviamo e pubblichiamo.
Con grande determinazione e senso di responsabilità verso la comunità che rappresento, e con il pieno sostegno e accordo della mia amministrazione, comunico ufficialmente che non parteciperò alla cerimonia di inaugurazione del nuovo tunnel del Colle di Tenda. Una scelta netta, consapevole, e che non intende essere una provocazione, ma una presa di posizione chiara: non c’è nulla da festeggiare.
L’idea di una festa stride con la memoria collettiva di anni di disagi, promesse mancate, ritardi e scandali. Quella del Tenda bis non è stata una storia di progresso, ma una lunga odissea che ha inflitto danni economici profondi al territorio, alle imprese e alle persone. La cronistoria è tristemente nota: cantieri bloccati, varianti infinite, fallimenti, indagini giudiziarie, rimpalli di responsabilità e un'intera vallata trasformata in un corridoio chiuso, isolato, impoverito. A pagarne il prezzo, come sempre, sono stati i cittadini e le attività economiche locali, che hanno visto sfumare stagioni turistiche, occasioni di scambio e anni di lavoro. È stato uno scandalo.
Un simbolo dell’Italia che non funziona, dell’incapacità di realizzare opere pubbliche in tempi ragionevoli e con la dovuta trasparenza. Oggi si arriva a un’apertura parziale, ancora avvolta da incertezze operative e tecniche. Eppure si organizza una festa. Personalmente, ritengo fuori luogo ogni celebrazione in questo contesto. Dopo quasi un decennio di ferite aperte, si doveva solo aprire, e aprire davvero, con discrezione e serietà. Non servono nastri da tagliare, ma garanzie reali di percorribilità, sicurezza e continuità. Non temo accuse di mancanza di rispetto verso le istituzioni.
Al contrario, ritengo che partecipare a una festa in queste condizioni sarebbe una mancanza di rispetto verso il territorio e verso ogni cittadino che ha subito sulla propria pelle le conseguenze di questo disastro amministrativo. L’unica istituzione che oggi sento il dovere di ringraziare pubblicamente è la Regione Piemonte, che si è fatta carico almeno in parte delle sofferenze economiche inflitte al nostro tessuto produttivo, predisponendo ristori concreti per le attività danneggiate. Un gesto doveroso, ma non scontato, che riconosco e apprezzo. Concludo ribadendo il mio impegno a vigilare, insieme ai colleghi sindaci della valle, affinché questa apertura non sia l’ennesima messa in scena, ma un vero passo avanti. E affinché non si ripetano mai più errori tanto gravi a danno delle nostre comunità.
Paolo Giraudo
Sindaco di Roccavione