Baby parking declassati a “spazi gioco” e di conseguenza esclusi dall’accesso al Bonus Nido. La situazione riguarda migliaia di famiglie piemontesi che da marzo in poi si sono viste rifiutare la domanda per accedere al contributo, riservato a chi ha figli di età inferiore ai tre anni. La misura, in estrema sintesi, è rappresentata da un rimborso parziale delle spese sostenute per le rette dell’asilo nido. Fino allo scorso anno ne avevano diritto anche i genitori di bambini iscritti ai baby parking autorizzati. La nuova legge regionale sui servizi educativi per l’infanzia, datata 3 novembre 2023, ha però cambiato le carte in tavola.
Negli ultimi mesi, come detto, le famiglie coinvolte hanno ricevuto la comunicazione di "non accoglimento" della domanda presentata sul portale INPS: l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, nella risposta, ha spiegato di essere “in attesa di una interlocuzione con l’assessorato competente della Regione Piemonte al fine di definire se la normativa regionale attualmente vigente riconosce i servizi integrativi in esame (baby parking ed ex baby parking) al pari degli asili nido e dei micronizzi pubblici e privati”. “Al momento - prosegue la comunicazione - i rimborsi delle rette scolastiche sono sospesi in attesa di successiva comunicazione degli enti competenti”. Tutto in stallo, insomma, malgrado la legge regionale del 3 novembre 2023 sia ad oggi priva dei necessari atti attuativi (annunciati per l’autunno prossimo).
Sul portale online Change è stata anche lanciata una
petizione per accendere i riflettori sulla questione. Ad oggi le firme raccolte sono 1.200: i baby parking, si legge nel testo, sono “
spesso le uniche soluzioni disponibili in alcune aree, o le uniche con posti disponibili”. Secondo i promotori della petizione i servizi esclusi dal Bonus Nido in Piemonte sono 3.867, il 14.3% dei totali: “
La comunicazione INPS è arrivata ben oltre la metà dell’anno scolastico, quando le famiglie hanno già pagato diverse mensilità, senza sapere che sarebbero state escluse dai rimborsi promessi".
A pagare le conseguenze non sono solo le famiglie, ma anche i gestori di questi servizi: “L’esclusione dal Bonus Nido sta portando a disdette, perdita di iscritti, difficoltà economiche e licenziamenti del personale educativo. Un colpo durissimo per tante piccole realtà che da anni supportano le famiglie nella cura dei più piccoli, spesso in territori dove il pubblico non arriva”.
Con la petizione si chiede all’INPS e alla Regione Piemonte di “non rimpallarsi le responsabilità e di intervenire subito”: “Per tutelare le famiglie che hanno già sostenuto spese importanti, per salvaguardare la sopravvivenza dei servizi educativi integrativi autorizzati, per garantire la continuità educativa ai bambini che frequentano queste strutture”.
“Veniamo considerati come servizi integrativi ai nidi, ma la realtà è che in molti Comuni le nostre strutture svolgono la funzione di nidi veri e propri, anche banalmente perchè in alcune aree i nidi non sono presenti. Quantomeno, dovrebbe continuare ad avere diritto al bonus chi ne usufruisce tutti i giorni, dal lunedì al venerdì. Ci siamo già mossi rivolgendoci agli enti competenti, al momento siamo in attesa che sia fatta chiarezza sulla questione”, spiega Cinzia Marchisio, presidente dell’associazione Federbimbi nata all’inizio del 2024.