BORGO SAN DALMAZZO - Borgo San Dalmazzo è “campione” di consumo del suolo nella Granda

Il triste primato borgarino nella provincia che ha “mangiato” più territorio nell’ultimo anno: con Asti-Cuneo e Miac la Granda sopravanza anche Torino e Novara

Micol Maccario 01/11/2023 12:15

L’ambiente cambia e assume nuove forme a causa dell’impatto dell’uomo. Ai prati e ai boschi si sostituisce un numero sempre più elevato di strade, supermercati, fabbriche, cemento. Di conseguenza, in alcuni luoghi, aumentano anche le probabilità di alluvioni, frane, disastri naturali perché spesso le costruzioni vengono fatte in zone non completamente sicure. A dare un quadro generale della situazione nazionale, ma anche regionale e comunale, è il Sistema Nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa) che, come tutti gli anni, pubblica il rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici edizione 2023”.
 
Il consumo di suolo netto nell’ultimo anno ha registrato i valori più elevati in Lombardia (980 ettari), Veneto (739 ettari), Puglia (718 ettari) ed Emilia-Romagna (635 ettari). Al quinto posto a livello nazionale si trova il Piemonte, in cui, tra il 2021 e il 2022, sono stati consumati 617 ettari di suolo. In termini di incremento percentuale rispetto al 2021, il valore più alto è quello della Sardegna (+0,67%), seguita dal Molise (+0,46%) e dalla Puglia (+0,45%).
 
Il Piemonte non si trova in cima alla classifica nazionale, ma è la prima regione tra quelle del nord Italia e totalizza una percentuale (0,36%) di poco superiore alla media nazionale (0,33%). In particolare, un consumo di suolo così elevato nel 2022 è motivato dall’adeguamento della rete di trasporti con importanti opere che si estendono sia a nord, con la tangenziale di Novara, sia a sud, con l’autostrada Asti-Cuneo A33 (47,41 ettari) e il Terzo Valico dei Giovi.
 
La provincia di Cuneo, con 179 ettari, è quella che registra i consumi maggiori, distaccando sia Torino (168 ettari), sia Novara (99 ettari). Dietro all’aumento del Cuneese ci sono alcune motivazioni: i cantieri dell’autostrada A33 nella zona tra Alba e Roddi, la nuova tangenziale di Cherasco e, infine, il polo logistico nella zona del Mercato ingrosso agroalimentare Cuneo (Miac).
 
La classifica delle province con la percentuale di suolo consumato è rimasta stabile nel tempo, nel 2006 era più elevata a Novara (10,33%), al secondo posto c’era Torino (8,15%) e al terzo Biella (7,69%). Cuneo si trovava al terzultimo posto con il 4,98%. La classifica è rimasta tale, anche se c’è stato un incremento in tutte le province, a Cuneo secondo gli ultimi dati si è toccato il 5,13%.
 
In provincia Granda, il comune in cui si è verificato un incremento maggiore di consumo del suolo tra il 2021 e il 2022 è Roddi con 23,8 ettari, seguito da Cherasco con 18,79 ettari e Alba con 13,94 ettari. Tra quelli il cui incremento è stato minore ci sono Castiglione Falletto, un comune di 664 abitanti nei pressi di Alba, Sinio con 480 residenti nelle Langhe e Viola con poco meno di 400 abitanti nell’alta valle Mongia. Tutti e tre questi piccoli comuni hanno totalizzato un incremento pari a 0,01. Ci sono poi anche novanta comuni che non hanno subito alcun incremento in questi due anni.
 
Se analizziamo la percentuale totale di suolo consumato, al primo posto in provincia di Cuneo c’è Borgo San Dalmazzo, con il 20,65%. Seguono Alba con il 19,32% e Grinzane Cavour con il 18,21%. Cuneo si trova al nono posto con il 15,72%. Al fondo della classifica si trovano tre comuni con pochi abitanti e situati a più di 1.245 metri sul livello del mare. Si tratta di Pietraporzio, con lo 0,30%, Canosio con lo 0,33% e Bellino con lo 0,34%.
 
Le conseguenze
 
Il suolo ha un ruolo fondamentale dal punto di vista biologico, ambientale ed economico. In base alla conformazione del territorio, aumenta o diminuisce la probabilità di alluvioni e catastrofi naturali. Funziona anche come regolatore della temperatura: sul caldo estremo sicuramente ha inciso in primo luogo il cambiamento climatico, ma anche il consumo di suolo contribuisce a rendere le città sempre più calde e invivibili, la vegetazione, infatti, favorisce il mantenimento delle temperature estive più basse.
 
Gli effetti del consumo del suolo non sono trascurabili, ma impattano direttamente sulla qualità della vita delle persone. Per questo, nel 2021, la Commissione europea ha introdotto alcuni obiettivi per tutelare il territorio da raggiungere a medio termine, entro il 2030, e altri più a lungo termine, entro il 2050. Tra le norme a lungo termine c’è il consumo netto di suolo pari a zero, questo significa che la quantità di suolo che verrà consumata dovrà essere ripristinata per tonare in pari.
 
Ma, come ha spiegato l’Arpa, il fenomeno sembra non tendere a rallentare e “risulta ben lontano anche in Piemonte dagli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030. Considerando i costi annuali medi dovuti alla perdita di servizi ecosistemici, si può stimare che a livello nazionale, se fosse confermata la velocità media 2012-2022 anche nei prossimi nove anni, ci sarebbe un costo cumulato complessivo tra il 2012 ed il 2030 compreso tra 80,2 e 98,7 miliardi di euro”.

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