“L’ennesimo episodio di violenza all’interno della Casa Circondariale di Cuneo-Cerialdo avvenuto domenica 8 giugno, quando sette detenuti hanno devastato una sala comune, è solo l’ultimo segnale di un malessere sistemico che attraversa tutte le carceri piemontesi. Sovraffollamento, carenza di personale, assenza di progettualità rieducativa e un aumento preoccupante del disagio psichico sia tra i detenuti che tra gli agenti sono elementi ormai strutturali di una crisi ignorata da troppo tempo”. Lo scrive in una nota la consigliera regionale di Alleanza Verdi e Sinistra Giulia Marro.
“Come consigliera regionale - si legge nel comunicato - ho ritenuto doveroso presentare un’interrogazione urgente durante il Consiglio di oggi per chiedere come la Regione intenda affrontare questa emergenza, anche alla luce dell’approvazione del cosiddetto ‘Decreto Sicurezza’. Con la creazione di 14 nuove fattispecie di reato e 9 aggravanti, questa ultima mossa del Governo rischia di aumentare ulteriormente il tasso di sovraffollamento, già drammatico in Piemonte: al 30 novembre 2024 i detenuti erano oltre 4.500 a fronte di una capienza regolamentare di meno di 4.000 posti, con punte critiche in istituti come Vercelli (162%) e Ivrea (138%)”.
L’interrogazione, però, non è stata ammessa alla discussione: "Il Presidente del Consiglio Regionale ha motivato la decisione affermando che, pur riconoscendo la rilevanza del tema, ‘nel decreto sicurezza non si evincono competenze regionali’. Si tende dunque a sottovalutare – o peggio a ignorare – la chiara correlazione tra l’aumento della popolazione carceraria e le ricadute dirette su ambiti di competenza regionale come la sanità penitenziaria, la formazione professionale e il reinserimento sociale e culturale”.
“Ci è stato anche detto - prosegue Marro - che ‘l’attuazione delle norme in esso contenute non incide sul sovraffollamento delle carceri, almeno non in tempi brevissimi (30 giorni)’. Ancora una volta, sembra prevalere una logica emergenziale, che interviene solo a posteriori, senza programmazione né volontà di prevenzione. Questo approccio rischia di perpetuare situazioni critiche e di rendere ancora più difficile un’azione efficace a tutela dei diritti e della sicurezza di tutti. È innegabile che alcune forze politiche tendano a utilizzare il disagio sociale e le tensioni all’interno delle carceri come strumenti di consenso, alimentando narrazioni semplificate e divisive. Ma la realtà ci chiede ben altro: visione, responsabilità, e risposte concrete”.
“A fronte di questo rifiuto, ho trasformato l’atto in un’interrogazione scritta, al quale mi sono state assicurate risposte puntuali da parte dei diversi assessori competenti entro una settimana. Aspetto con ansia queste risposte, perché a differenza loro, penso che il tema sia della massima urgenza. Il sistema carcerario è in stato di emergenza, e le Regioni non possono voltarsi dall’altra parte”, conclude la consigliera regionale cuneese.