CUNEO - Caro bollette, il Piemonte rischia di perdere 25 mila posti di lavoro

Per la Confesercenti regionale il rischio chiusura riguarda 8 mila aziende: “Un bar spendeva in media 6700 euro per luce e gas, il prossimo anno si arriverà a 14.470”

Redazione 26/08/2022 11:49

Senza un cospicuo, coraggioso ma soprattutto immediato intervento contro il caro-bollette, nei prossimi mesi in Piemonte circa 8.000 imprese del commercio e del turismo rischiano la chiusura: è quanto afferma la Confesercenti regionale, il cui presidente, Giancarlo Banchieri, ha inviato una lettera ai parlamentari del territorio. La richiesta è di “sollecitare il governo all'adozione di misure in grado di alleviare il disagio”.
 
Quella delle ottomila imprese è, secondo Banchieri, una “valutazione prudenziale” che rappresenta comunque di per sé “un numero enorme”, che può portare “alla perdita di circa 25.000 addetti”. “Sappiamo - dice il presidente - che il parlamento è sciolto e il governo è dimissionario, ma le imprese non possono attendere i tempi della politica: aspettare le elezioni e il nuovo governo sarebbe troppo tardi. Abbiamo bisogno di provvedimenti urgenti e il governo deve ascoltare le imprese. Si può e si deve agire ora, intanto innalzando al 15% al 50% il credito d'imposta sui consumi e soprattutto estendendo tutte le misure anti-rincari alle aziende che hanno contratti al di sotto della soglia dei 16,5 Kwh: alberghi, ristoranti e negozi sono saranno energivori, ma senza dubbio anch'essi sono a rischio chiusura”.
 
“I dati elaborati dal nostro ufficio studi - prosegue Banchieri - sono drammaticamente evidenti: se nel 2020 e 2021 un bar spendeva in media 6.700 euro per le bollette di luce e gas, nei prossimi dodici mesi, ipotizzando che gli aumenti attuali restino costanti, lo stesso bar ne spenderà 14.740; un albergo medio vedrà lievitare la spesa per la bolletta energetica da 45.000 a 108.000 euro; un negozio da 1.900 a 3.420 euro; un ristorante da 13.500 a 29.700 euro. E ciò senza contare i cospicui aumenti già sopportati negli ultimi mesi”.
 
“Governo, parlamento, forze politiche e candidati - è la conclusione - non possono immaginare di fermare tutto sino a ottobre. Siamo di fronte a un'emergenza nazionale che va affrontata subito”.

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