CUNEO - Caro energia, Confindustria Cuneo e le aziende chiedono l'intervento dei parlamentari

Venerdì 14 gennaio alle ore 16.30 è in programma un incontro sul tema in sala “Michele Ferrero”, nella sede degli industriali cuneesi

c.s. 12/01/2022 10:59

Venerdì 14 gennaio, alle 16,30, nella sala “Michele Ferrero” della sede di Confindustria Cuneo, in corso Dante 51, si terrà un incontro sul caro energia,
convocato al fine di elaborare proposte per arginare gli aumenti e, di conseguenza, contenerne le ripercussioni sulle aziende. Interverrà, affiancato dai rappresentanti di alcune importanti aziende della provincia, Aurelio Regina, delegato del presidente di Confindustria nazionale per l’Energia. Sono stati invitati a partecipare, in persona o collegati in videoconferenza, i parlamentari eletti in provincia di Cuneo. L’intento è quello di creare una forte coesione, anche a livello politico, che parta dai territori, affinché i decisori governativi affrontino la questione nel modo più appropriato e tempestivo, consci del fatto che, dopo lo straordinario (e inatteso nelle proporzioni) rimbalzo successivo alla crisi indotta dall’emergenza sanitaria, difficoltà di diversa origine non blocchino la risalita intrapresa grazie al grande impegno di tutte le componenti dei comparti produttivi.
 
"Il caro energia, - afferma Mauro Gola, presidente di Confindustria Cuneo - sta già iniziando a mettere in ginocchio alcuni settori della nostra economia che più dipendono, per l’attività industriale, dall’approvvigionamento di gas e di elettricità, in particolare le aziende cartarie, le fonderie, le aziende di trasformazione alimentare e quelle chimiche. Confindustria ha elaborato una serie di proposte di politica energetica che, tramite i nostri parlamentari, vorremmo trasferire al Governo, al fine di contenere le ripercussioni sulle aziende di una situazione di prezzi potenzialmente drammatica per interi comparti dell’economia provinciale e nazionale".
 
Queste preoccupazioni si innestano su una situazione che, nel quarto trimestre 2021, secondo il Centro studi di Confindustria, evidenzia una frenata dell’economia italiana: oltre alla repentina impennata dei costi dell’energia, preoccupano la scarsità di commodity, i margini erosi e l’aumento dei contagi. Ciò nonostante, il trend di risalita dovrebbe proseguire: dopo il rimbalzo del terzo trimestre (+2,7%), il Pil italiano oggi è a -1,3% dal livello pre-Covid (era arrivato -17,9%) ed è previsto che completi il recupero nei primi mesi di quest’anno. Lo scenario per il comparto industriale di per sé sarebbe favorevole: a novembre l’indice destagionalizzato Pmi (Purchasing Managers Index®) Ihs Markit del settore manifatturiero italiano (che con una sola cifra fornisce un quadro degli sviluppi delle condizioni generali del settore manifatturiero) è salito ulteriormente (62,8, da 61,1), indicando espansione, grazie agli ordini in aumento, e a dicembre si è assestato su quota 62. Tuttavia, l’aumento abnorme del prezzo europeo del gas e, quindi, dell’elettricità in Italia (+572% a dicembre sul pre-crisi), se persistesse, metterebbe a rischio l’attività nei settori energivori, sommandosi alla scarsità e ai rincari di vari input produttivi. Si registrano intanto, segnala sempre il Centro studi di Confindustria, i primi impatti sulla produzione industriale in Italia (-0,6% in ottobre, dopo la frenata nel terzo trimestre), come già accaduto in Germania e in Francia. Alla luce di questa situazione, Carlo Bonomi ha sottolineato come il 2021 si sia chiuso adombrato da grandi preoccupazioni internazionali, riferendosi proprio all’andamento dei prezzi dell’energia e delle commodities, abbinato al quadro degli accelerati impegni sul fronte della transizione energetica e ambientale, che nei prossimi mesi spetterà al Consiglio europeo esaminare, rispetto alle proposte avanzate a luglio dalla Commissione Ue. Il Presidente di Confindustria alla vigilia di Capodanno ha scritto ai presidenti delle associazioni confederate precisando come debba essere chiaro a tutti che i soli "interventi tampone sulla questione caro energia, principalmente a vantaggio delle sole utenze residenziali, non risolveranno il problema che si abbatte anche sulle filiere industriali, con il rischio di impatti devastanti sui conti e addirittura sulla continuità produttiva".

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