CUNEO - Case di riposo, l’allarme dei sindacati: ‘Spesso ignorati i protocolli di isolamento e quarantena’

Da Cgil, Cisl e Uil un altolà alla Regione: ‘La cura dei pazienti Covid-19 spetta alla sanità, non a strutture dove si paga una retta’. In arrivo 3500 tamponi a settimana

Redazione 28/03/2020 11:42

 
Si è parlato dei possibili trasferimenti nelle residenze sanitarie assistenziali di pazienti Covid 19 - ma non solo di quello - nell’incontro tra la Regione e le rappresentanze di Cgil Funzione Pubblica, Cisl Funzione Pubblica, Fisascat Cisl, Uilfpl e Uiltucs, convocato su richiesta dei sindacati.
 
All’assessore alla sanità Luigi Icardi, presente insieme ai dirigenti regionali Fabio Aimar e Livio Tesio e al commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 in Piemonte Vincenzo Coccolo, i delegati sindacali hanno ribadito il più secco no all’ipotesi di accogliere i degenti nelle case di riposo per liberare posti letto ospedalieri - nel Cuneese, in particolare, si pensa di spostare una trentina di ricoverati per coronavirus, in fase di guarigione, presso la clinica Monteserrat di Borgo San Dalmazzo. “La presa in carico di pazienti Covid positivi, con sintomatologia lieve, può avvenire esclusivamente in strutture ad essi dedicate (strutture di nuova costruzione presenti sul territorio piemontese e non ancora utilizzate) e con operatori sanitari specifici” è la replica dei confederali. Patologie di questo genere, si fa rilevare, “sono per loro natura di carattere sanitario e per tanto devono essere a carico della sanità, non si può in alcun modo ridurre minutaggi di assistenza a favore di un’utenza che paga una retta per aver riconosciuto uno standard assistenziale di livello. Questa è una operazione che non può essere a costo zero per la sanità”.
 
Ad allarmare chi lavora nelle case di riposo è l'aumento esponenziale dei contagi e dei decessi che avvengono nelle RSA, nonostante i provvedimenti di chiusura alle visite esterne già dal 5 marzo. Qui i rappresentanti dei lavoratori puntano il dito sull’inosservanza delle norme: “Ancora oggi, nelle RSA, spesso non si seguono i protocolli sanitari previsti in caso di presenza di positivi, come isolamento e messa in quarantena, e in alcune strutture si violano i decreti nazionali sull'impossibilità di ingresso di figure estranee alla stessa struttura”. Esiste il fondato sospetto che i casi possono essere almeno in parte ricondotti a positivi asintomatici, perciò i sindacati sono tornati a chiedere con forza che vengano effettuati test a tappeto sia sui pazienti che sugli operatori sanitari.
 
Su questo punto, comunque, è giunta la rassicurazione dell’assessore Icardi: “La Regione ci ha comunicato di avere pronti circa 200 test sierologici, da abbinare a tamponi, e di avere intenzione di avviare gli esami a partire dai prossimi giorni, prevedendo di poter aumentare considerevolmente i numeri già dalla prossima settimana (circa 3500 test a settimana). Da segnalare sul fronte della prevenzione anche la richiesta che l’approvvigionamento di mascherine e DPI nel terzo settore sia “in linea con quello a disposizione negli ospedali, soprattutto nella gestione dei casi di contagio”.
 
Il confronto, segnalano Cgil, Cisl e Uil, ha registrato una generale convergenza di intenti con la Regione su quasi tutte le soluzioni proposte: “Rimangono ancora distanze, invece, sulla nostra forte contrarietà alla riduzione dei minutaggi assistenziali a favore di quelli infermieristici”.

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