BORGO SAN DALMAZZO - Cedimenti in via Grandis a Borgo San Dalmazzo, la versione del Consorzio Bealera Nuova

Il canale, che serve circa cinquecento agricoltori di Borgo e San Rocco Castagneretta, è chiuso dallo scorso 13 agosto

r.c. 15/02/2020 17:18

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa del Consorzio Bealera Nuova di Borgo San Dalmazzo.
 
È fatto risaputo che il 13 agosto dell’anno scorso alcuni fabbricati siti in Borgo San Dalmazzo, Via Grandis, sono stati interessati da fenomeni di dissesto che, in un primo tempo, sono stati addebitati al cedimento della pavimentazione in calcestruzzo del canale Bealera Nuova, nel tratto che attraversa la suddetta via. All’esito dei sopralluoghi tempestivamente effettuati dai Vigili del Fuoco, il Sindaco emetteva un’ordinanza contingibile ed urgente con la quale ordinava l’immediato sgombero degli immobili ritenuti pericolanti, il ripristino, a cura dei proprietari, delle condizioni minime di staticità degli edifici interessati dal dissesto ed imponeva al Consorzio di eseguire gli interventi idonei a limitare il danno ed a prevenirne il suo aggravamento. Da quel giorno, ed a tutt’oggi, purtroppo, il flusso dell’acqua, utilizzata da circa cinquecento agricoltori per l’irrigazione delle loro colture, è completamente interrotto.
 
Nell’immediatezza dell’evento il Consorzio affidò ad un ingegnere strutturista, ad un geologo e ad un ingegnere idraulico l’incarico di verificare le cause della rottura del fondo del canale e gli interventi per porvi rimedio ed all’esito delle indagini dai medesimi espletate emerse che la causa del cedimento non poteva essere addebitata ad un difetto di manutenzione del canale da parte del Consorzio, bensì alla presenza di numerosi sottoservizi collocati nel letto del corpo idrico. In quel tratto di strada, infatti, vi sono molteplici infrastrutture sotterranee che interferiscono col canale (quattro tubazioni, ACDA per acquedotto e fognatura, Italgas, fibra TIM, ecc.), oltre a molti scarichi, quali le caditoie stradali.
 
Le relazioni redatte dai professionisti sopramenzionati vennero immediatamente trasmesse a tutte le Amministrazioni interessate ed in primis al Comune di Borgo San Dalmazzo al fine di poter riattivare tempestivamente il flusso dell’acqua, cui si sarebbe potuto provvedere attraverso l’esecuzione di un temporaneo bypass che non avrebbe comportato alcuna modifica dello stato dei luoghi e contemporaneamente avrebbe permesso di ripristinare il servizio idrico e la possibilità di utilizzo dell’acqua, indispensabile per le numerose aziende agricole consorziate.
 
Tale bypass era (ed al momento resta) la sola via provvisoria percorribile, in quanto non vi sono soluzioni alternative per ripristinare il flusso dell’acqua, perché i terreni irrigati dal canale Bealera Nuova, disposti in posizione ovest sull’altipiano compreso tra Borgo e Cuneo, sono sopraelevati rispetto all’altro canale (Pravero e Grossa) che scorre ad est, sulla stessa piana. Il 16 agosto, il Consorzio era pronto a realizzare il bypass, ma l’Amministrazione Comunale negò l’autorizzazione sia ad eseguire qualsivoglia operazione per il ripristino della continuità idraulica, sia a svolgere, con l’ausilio dei tecnici nominati, ulteriori accertamenti nell’area interdetta dall’ordinanza sindacale sopramenzionata.
 
La situazione si complicò ulteriormente allorquando il 19 agosto i proprietari dei fabbricati lesionati diffidarono il Comune dal consentire ed il Consorzio dall’eseguire qualunque intervento di manutenzione. Il Comune, preso atto della posizione assunta dai privati, subordinò il rilascio dell’autorizzazione all’esecuzione del bypass al nulla osta da parte di tutti i proprietari dei fabbricati interessati dal dissesto, i cui legali negarono tale autorizzazione, sostenendo che ciò avrebbe alterato lo stato dei luoghi, vanificando l’utile esperimento dell’accertamento tecnico preventivo che avevano chiesto al Tribunale di Cuneo al fine di appurare, tramite nominando consulente tecnico, le cause dei danni, coinvolgendo, in tale procedimento, il Comune di Borgo San Dalmazzo ed il Consorzio.
 
La prima udienza si tenne il 19 settembre ed in tale occasione il Giudice affidò al consulente tecnico nominato (C.T.U.) l’incarico di descrivere lo stato dei luoghi, i danni subiti dai fabbricati di proprietà dei ricorrenti, il costo per porvi rimedio e le cause del cedimento della pavimentazione del canale. A tale udienza ne seguirono altre, finalizzate ad estendere il contraddittorio ad altri soggetti interessati all’accertamento tecnico, tra i quali, da ultimo, l’ACDA che gestisce buona parte dei sottoservizi collocati nel letto del canale.
 
Al fine di espletare l’incarico conferitogli dal Giudice, il C.T.U., in un primo tempo, propose un’indagine di tipo invasivo (e cioè il taglio della strada per accedere al canale collassato) che avrebbe consentito di constatare la presenza dei sottoservizi, il loro stato ed eventuali altre problematiche, indagine cui avrebbe fatto seguito la ricostruzione della pavimentazione del fondo del canale, di cui il Consorzio era disponibile a farsi carico a proprie spese e la conseguente possibilità di riattivare il servizio idrico.
 
Successivamente, il C.T.U., re melius perpensa, ha ritenuto preferibile - per dare un’esaustiva risposta all’articolato quesito demandatogli dal Tribunale - effettuare delle indagini di natura geofisica (con georadar, esecuzione di carotaggi, ecc.), metodologia che ha incontrato l’aperto dissenso dei consulenti tecnici dei proprietari dei fabbricati, in quanto ritenuta inidonea ad individuare le cause del dissesto.
 
Medio tempore, il quadro si arricchì: in primis, perché venne riscontrata, mediante una videoispezione, la rottura della fognatura; inoltre, ulteriori approfondimenti portarono alla luce interventi eseguiti, nello stesso sito, in data antecedente l’evento del 13 agosto, che avrebbero potuto contribuire, separatamente e/o sinergicamente, alla causazione dell’evento dannoso. Gli interventi sopramenzionati, tutti oggetto di preventiva autorizzazione comunale, sono stati i seguenti: lavori eseguiti dalla ACDA nel dicembre 2018 (via Grandis chiusa per un certo periodo), intervento effettuato dall’ITALGAS per estensione della rete (febbraio 2019), lavori eseguiti dalla ACDA per allacciamenti vari (novembre 2018), oltre a lavori edili eseguiti da privati.
 
Oggi, la situazione pare essersi finalmente sbloccata a seguito della riunione tenutasi in Comune l’11 febbraio u.s., indetta dal C.T.U. in contraddittorio coi consulenti tecnici delle parti coinvolte nel procedimento di ATP, durante la quale, dopo animata discussione, il Consorzio, per il tramite del proprio consulente, al fine di superare l’impasse venutosi a creare, si è impegnato a predisporre un progetto d’intervento, da inoltrare al C.T.U., che dovrebbe prevedere l’asportazione di una parte del manto stradale, con messa a nudo del fondo del canale, intervento che verrebbe eseguito a cura del Consorzio, che se ne assumerebbe anche la responsabilità, ovviamente salvo rivalsa nei confronti del soggetto o dei soggetti che, all’esito delle indagini peritali, dovessero risultare responsabili del dissesto.
 
Giovedì 13 febbraio si è tenuta l’ultima udienza, nella quale il Giudice ha prorogato di sessanta giorni il termine originariamente concesso al perito d’ufficio per il deposito della bozza della relazione che dovrà essere trasmessa ai consulenti di parte per le loro osservazioni.
 
Pur confidando che le indagini che verranno effettuate dal C.T.U. possano concludersi in tempo utile per consentire il ripristino del servizio idrico con l’esecuzione di un intervento definitivo, il Consorzio, consapevole del fatto che gli agricoltori consorziati hanno la necessità di pianificare la prossima campagna agraria e l’impianto di colture di pregio, caratteristiche della zona, quali la carota di S. Rocco ed il fagiolo di Cuneo, sta predisponendo quanto necessario per realizzare, all’occorrenza, il progettato bypass temporaneo.
 
È evidente che, qualora vengano frapposti ostacoli, da parte del Comune e/o dei proprietari dei fabbricati lesionati, all’esecuzione anche di tale intervento, oltre duecento famiglie verranno private della loro unica fonte di reddito e dei gravissimi danni che subiranno gli agricoltori saranno responsabili coloro che hanno precluso la possibilità di ripristinare il flusso dell’acqua e ridare vita alle aziende agricole. Speriamo che non si arrivi a tanto e che prevalga il buonsenso ed il perseguimento dell’interesse generale della collettività.

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