Care e cari,

 

Il 25 aprile è la festa della Liberazione, la fine della Seconda guerra mondiale e la fine dell’ideologia resa concreta del nazifascismo nel nostro Paese in Europa e nel mondo.

 

Questo è il 25 Aprile.

 

I più superficiali lo considerano un mero esercizio di storia, “divisivo” per quelli che la storia proprio non la conoscono. Per altri è un esercizio di retorica.

 

Per me è il giorno da dedicare davvero alla riflessione e alla festa, all’ossatura e alle radici della storia contemporanea. Radici che stanno saldamente nelle montagne (come ci ricordava magistralmente Calamandrei) radici che vanno alimentate sennò la pianta della Memoria semplicemente si spegne e muore. E se si dimentica si può capire poco ciò che accade oggi.

 

Il 25 aprile è un momento collettivo, civile, vivo e attuale di impegno nella difesa della nostra democrazia, dei nostri diritti conquistati dal sacrificio dei partigiani che 80 anni fa scelsero da che parte stare. Le immagini dei civili ucraini che preparano molotov, fanno esercitazioni militari, costruiscono ostacoli per bloccare l’invasione di uno stato aggressore rievocano in qualche modo le immagini delle prime bande partigiani che salivano sulle nostre montagne. E oggi come allora la posizione da sostenere è chiara, così come è chiaro che siamo di fronte a uno stato invaso con un’aggressione immotivata. E non possono esserci atteggiamenti equidistanti sostenibili.

 

Il conflitto in Ucraina, la Resistenza del popolo ucraino, ci hanno mostrato che tali conquiste non sono mai scontate. Allora che questo giorno, soprattutto oggi, sia un momento per ricordare chi combatté per liberarci dalla dittatura fascista ma anche di rinnovo del nostro impegno nel custodire e difendere le nostre libertà e la nostra Repubblica.

 

Buon 25 Aprile a tutte e tutti noi.

 

Ora e sempre Resistenza.