CUNEO - Chiarenza come Cèline: "Alcune osservazioni su questa guerra sono 'bagatelle per un massacro'"

Riceviamo e pubblichiamo una lettera dell'ex consigliere provinciale sul conflitto russo-ucraino

Lettera 05/05/2022 11:07

Riceviamo e pubblichiamo.
 
Egregio direttore,
    
da giornali e TV si evince che come tutti gli italiani sono allenatori di calcio, ugualmente tutti i giornalisti e i politici nostrani sono diventati strateghi militari della guerra fra Russia e Ucraina. E’ uno spettacolo continuo: però pochi informano, pochi cercano di stare al di sopra dei contendenti, pochi si preoccupano degli interessi vitali dell’Italia.  Parafrasando lo scrittore Cèline vorrei definire “bagatelle per un massacro” alcune osservazioni riguardanti questa  guerra cruenta, in crescendo, pericolosa per tutti. E’ impellente il ricorso a negoziati di pace. Negoziati che non si avviano. Il dilemma da affrontare non è – come dicono certi soloni – fra resa dell’Ucraina e vittoria della Russia, ma un necessario accordo di compromesso, che nessuno dei nostri tifosi invoca (posto che si gioca sul tragico campo degli altri), accordo che deve essere assolutamente favorito dagli Stati che ora fanno da spettatori interessati. Gli attuali mediatori sono solo il Pontefice (che deve anche tenere conto della Chiesa Ortodossa schierata per la Russia), Erdogan e Xi Jin Ping (i quali per i legami con Putin, più che amichevoli esortazioni al russo non possono fare), e Israele (ma non ci dice niente la strumentale ed esasperata equazione ebrei-nazisti sollevata in questi giorni?). Possibile che, con la globalizzazione, i forti rapporti commerciali ed economici esistenti, non si prema in primo luogo sugli Stati Uniti, e poi magari su India, Iran, Paesi arabi e africani, Brasile, Cile, Argentina ecc. ecc. per interventi a favore della pace, al di là delle sanzioni? D’altronde come si può pensare che sia l’aggressore, che sia il più forte militarmente a fermarsi di sua iniziativa e offrire trattative di pace?
 
Consideriamo più propriamente l’Italia. I guerrieri Draghi e Di Maio, con il loro corollario oltranzista politico e mediatico possono rivolgere istanze di pace a Putin? Sarebbe bello conoscere come questi risponde alle loro telefonate. Nei giorni scorsi Zelesky in una conferenza stampa tenuta a Kiev, davanti a duecento giornalisti, ha avuto l’amabilità (o è stato un calcolo?) di dedicare unicamente all’Italia parole di plauso per il suo sostegno. Cosa credete abbiano pensato di noi a Mosca? Per meritare una citazione particolare, sotto sotto gli italiani fanno ancora di più e di diverso per l’Ucraina. Per non parlare poi che i nostri vertici si distinguono dando del “criminale di guerra”, del “macellaio” al presidente Putin,  e tutti presi dalle basse polemiche nazionali contro Renzi e Salvini arrivano a definirlo anche “bullo”. E poi ci lamentiamo dei duri attacchi che ci rivolge il ministro russo Lavrov. Continuiamo pure così……
 
Ci scandalizziamo che i russi definiscono “nazisti” gli ucraini. Dimentichiamo che da sempre i russi chiamavano “fascisti” i loro nemici. Lo prescriveva già Stalin negli anni 1930 nei confronti di tutti coloro che combattevano il comunismo. Stessa accusa è stata lanciata nei confronti della Jugoslavia dissidente e della Cina nei periodi di crisi dei loro rapporti. Successivamente i fascisti sono diventati nazisti. E di questa accusa ne facciamo attualmente un ulteriore motivo di polemica.  Ma di grazia, nell’Italia democratica e antifascista non accade che coloro che non sono politicamente corretti e sono oppositori dichiarati vengano definiti “fascisti”?
 
È curiosa e puerile  l’insistenza con cui noi italiani chiediamo nelle interviste che i russi ammettano che da loro non esiste libertà di pensiero e di informazione. Ma se così facessero non ci  sarebbe motivo di contendere fra noi e loro sul sistema democratico.   E se ai russi il regime andasse bene così? Del resto  per la loro storia, cultura, mentalità e religione in quel Paese da sempre l’autocrazia è una regola, e probabilmente per loro l’Occidente non è del tutto invidiabile.
A casa nostra si arriva alla condanna dell’autore di un’intervista al ministro degli Esteri Lavrov, perché è ritenuta un comizio inaccettabile. Si è scandalizzati per le sue esternazioni. Invece, il russo ci ha avvertito del suo reale pensiero e delle sue intenzioni, che noi tutti contestiamo. Abbiamo forse paura che convinca qualcuno?
 
Nessuna delle parti in guerra vuole cedere. L’Occidente e la Nato sono decisi a combattere con azioni economiche e militari in difesa della democrazia e della libertà. Non vedono altra soluzione. E sia! Ma allora un’ultima avvertenza: bandendo le ipocrisie e le menzogne, il senso di responsabilità comporta di essere avvertiti di prepararci alla terza guerra mondiale, per permetterci di metterci il più possibile al riparo.
 
Un’ultima osservazione. Agli inizi degli anni Duemila e per anni successivi, Putin è stato accolto, apprezzato, coccolato da tutto il mondo occidentale; poi a partire dal 2014 (annessione della Crimea) ha cambiato registro, si è irrigidito improvvisamente. Si potrebbe  pensare che egli interpreti la volontà di gran parte del popolo russo. Quindi è anche possibile che sia incalzato da forze estremiste nazionaliste (di cui si ha notizia) che possono insidiargli il potere. Certe cose in Russia avvengono. Non dimentichiamo che Gorbaciov, l’uomo che tentò di riformare l’URSS, fu spodestato da uno  come Eltsin. Attenzione, quindi, dopo Putin potrebbe spuntare uno peggio di lui.
 
Questa guerra ci ha fatto scoprire che i russi odiano il nemico e sono feroci e criminali. Sono gli stessi soldati che durante la seconda guerra mondiale compirono efferatezze di ogni genere  contro le popolazioni tedesche e i soldati italiani. Ma per allora ci sono state  tanta solidarietà e giustificazioni. Comunque, la guerra ha fatto imparare a molti personaggi italiani il grido “Gloria all’Ucraina”, e inneggiare al nazionalismo e alla sovranità dello Stato. Proprio come da noi.
Ringrazio per l’ospitalità.
 
Paolo Chiarenza - Busca
   

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