CHIUSA DI PESIO - Chiusa Pesio, via ai lavori di ristrutturazione del castello di Mirabello

Nel 1565, sui resti di una prima fortificazione romana, sorse la struttura voluta dall’ultimo dei marchesi di Ceva: i ruderi rimasti saranno abbattuti dalle SS nel 1943

Francesca Barbero 29/05/2022 17:04

Pubblicato in origine sul numero del 19 maggio del settimanale Cuneodice: ogni giovedì in edicola
 
“Oh che bel castello” il castello di Mirabello, simbolo del paese e punto panoramico da cui godere di una vista mozzafiato sull’arco alpino e sull’abitato di Chiusa Pesio. Sarà ancora più bello dopo i lavori di restauro appena iniziati, eseguiti dalla ditta Edilmongia con sede a Monbasiglio. Prima di poter dare avvio ai lavori, il Comune ha portato a termine le procedure necessarie per l’acquisizione dei ruderi, che poggiavano su proprietà privata, e per la costituzione della servitù di passaggio sul percorso pedonale.
 
“Sono onorato e felice di poter dire che il cantiere abbia avuto inizio. È stato un percorso impegnativo quello ci ha portati fin qui, inficiato dalla pandemia, dall’oscillazione dei costi delle materie prime e della sensibilità del sito, che ha richiesto un lavoro straordinario agli uffici” commenta il sindaco Claudio Baudino. Il progetto, dell’architetto Mariangela Borio e dell’ingegnere Fausto Mulattieri, prevede il consolidamento delle opere murarie per restituire stabilità alla struttura e l’installazione di una scala elicoidale, che ricorda quella originaria in pietra, nel torrione centrale, per consentire un punto di vista ancora più suggestivo in occasione delle visite guidate.
 
Inoltre sarà realizzata una piattaforma dotata di parapetto per godere dello spettacolare panorama, in sicurezza. Il castello, situato sul poggio del monte Canavero, ha origini antiche. Una prima fortificazione venne edificata in epoca romana alle spalle delle odierne rovine. Da quella struttura i legionari controllavano la strada che, attraverso le Alpi, portava in Liguria.
 
Nel 1565 la fortificazione venne smantellata e i resti utilizzati per una seconda fortezza voluta da Agamennone III, feudatario di Chiusa dal 1569 al 1583 e ultimo dei marchesi di Ceva. La struttura era su tre piani, ciascuno suddiviso in due camere a ovest e in un salone a est. Si accedeva da una porta a nord e si saliva ai piani superiori tramite una scala a chiocciola con gradini in pietra conficcati nel muro dell’alta torre rotonda a nord-est (i monconi dei gradini e una tubazione in terracotta sono ancora visibili nel torrione centrale). Dopo l’abbandono dei proprietari l’edificio cadde in rovina.
 
La sua lenta decadenza fu aggravata dal terremoto del 23 febbraio 1887 e dalla bufera del gennaio 1888. I pochi ruderi rimasti vennero in gran parte abbattuti il 16 settembre 1943 quando una colonna tedesca delle SS fece crollare il muro che univa due tronconi laterali, sparando alcuni colpi di cannone, per intimidire i chiusani.

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