CUNEO - Cirio sul nuovo ospedale di Cuneo: “Durerà cent’anni, non possiamo sbagliare”

Il governatore piemontese garantisce il rispetto dei tempi indicati: “Ho vissuto sulla mia pelle Verduno e l’Asti-Cuneo, non faremo gli stessi errori”

Andrea Cascioli 15/02/2023 20:00

La “passerella” è poco frequentata, ma di assoluto prestigio. Alla conferenza d’intenti per la costruzione del nuovo ospedale di Cuneo, la seconda dopo quella di novembre, si presentano poche decine di persone: giornalisti, amministratori - in testa la sindaca di Cuneo Patrizia Manassero - e grandi sponsor del progetto, a cominciare da Silvia Merlo che presiede la Fondazione Ospedale di Cuneo.
 
Di fronte a questa ristretta ma selezionata platea si avvicendano gli interventi. Quello più “politico” tocca al governatore Alberto Cirio, che prende la parola dopo che il suo assessore Luigi Icardi e il dirigente del settore investimenti della sanità regionale Sandro Petruzzi hanno già spiegato, con argomenti tecnici, le ragioni che portano a preferire l’opzione del partenariato pubblico-privato (PPP, in sigla) rispetto al finanziamento Inail. Cirio, pur con la consueta giovialità, si toglie più di un sassolino dalla scarpa. Se la prende con chi ha scherzato sulla formula inedita della “conferenza d’intenti” (“ci criticano quando facciamo una riunione in meno e ora anche per averne fatta una in più”), con chi accusa lui e Icardi di coltivare l’orto elettorale langarolo abbandonando Cuneo al suo destino, con chi avanza il dubbio che l’esito della comparazione tra l’offerta privata e i fondi pubblici fosse deciso fin dall’origine.
 
“Qualcuno ha scritto che non ci sono i soldi: la disponibilità dell’Inail a investire 310 milioni è sancita nella Gazzetta Ufficiale, senza quella garanzia non saremmo potuti partire” replica il presidente, stigmatizzando il fatto che “non sempre le informazioni che leggo sono corrette, anche nelle sedi istituzionali”. Anche l’idea di una “privatizzazione” strisciante per mezzo del PPP è oggetto di una replica secca: “Si gioca su un equivoco di comunicazione: l’ospedale non diventa privato se lo realizza il privato. Il meccanismo è che invece di pagare l’affitto a Inail si paga al privato”. Ma conviene davvero? “A volte il privato è più elastico e aiuta a modulare un intervento in un luogo già operativo. Un conto è realizzare un ospedale su un terreno vergine, un altro è farlo in una struttura già esistente che non deve perdere la propria funzionalità”. Su questo Cirio si aggancia al tema introdotto dal direttore generale dell’Aso Elide Azzan, ovvero: come continuerà a funzionare il Carle - anche nelle sue connessioni col Santa Croce - durante i lavori.
 
“Nel realizzare il partenariato - continua Cirio - c’è una convenienza per l’ente, ci viene detto dai tecnici: non possiamo far finta di niente”. E i famosi fondi dell’Inail? Non andranno perduti: “Verranno ‘spalmati’ sugli altri ospedali che stiamo realizzando per compensare il 20% di aumento dei costi dovuto alla crisi”. Da politico di lungo corso qual è, il presidente della Regione sa di dover rassicurare i cuneesi soprattutto su due aspetti: il fatto che nella geografia sanitaria Cuneo non perderà centralità a vantaggio di Verduno (la “sua” Verduno, del resto) e che la costruzione del nuovo ospedale non diventerà un’odissea. Perché su quel punto, dall’eterna incompiuta Asti-Cuneo al Tenda bis passando proprio per l’ospedale di Verduno, la nostra provincia ha già pagato dazi immensi.
 
“Arrivo da Alba, ho vissuto l’ospedale di Alba-Bra sulla mia pelle e sto vivendo l’Asti Cuneo sulla mia pelle: non voglio fare gli stessi errori del passato” (r)assicura lui. I tempi previsti nel cronoprogramma sono stretti: quattro anni per la fase esecutiva dei lavori, fino a fine 2028. In platea corrono occhiate perplesse e qualche “esageruma nen” mentre passano le slides. Ma Cirio tira dritto: “Siamo determinati a rispettare i tempi, ascolteremo tutti ma andremo avanti”. Così come sull’autostrada, “dove dopo 35 anni, quando vado al ministero, c’è ancora qualcuno che fa arrivare una mail per dire che il progetto va cambiato”. Riferimento fin troppo trasparente alla grana con la Soprintendenza, per il quale il langhetto viene pure redarguito dal consigliere comunale Ugo Sturlese in platea: “La dirigente ha fatto solo il suo dovere”.
 
Quanto alla “cuneocentricità” delle sue intenzioni, tutto è messo in chiaro fin dall’inizio dell’intervento: “Questo è l’ospedale di riferimento della provincia di Cuneo. Un ospedale di questo tipo deve durare cent’anni: non possiamo sbagliare niente”. Anche a costo di scontentare qualcuno e venir meno al bon ton istituzionale, aggiunge - fra le righe - con piglio decisionista: “Sappiamo che si perde di più a causa delle decisioni non prese che per le decisioni sbagliate”. Sempre sperando, s’intende, che nessuno debba rinfacciargli le une o le altre tra un decennio o più.

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