CUNEO - Come stanno ponti e viadotti della provincia di Cuneo?

Dopo la tragedia del Morandi del 2018 l'indagine del Ministero dei Trasporti: le infrastrutture che necessitano di manutenzione sono parecchie...

Samuele Mattio 09/04/2020 11:43

Nel giro di 24 ore le immagini del ponte crollato sul fiume Magra, in provincia di Massa Carrara, hanno fatto il giro di web, giornali e telegiornali. Fotogrammi impressionanti, che riportano alla mente altri fatti di cronaca del recente passato. Per chi risiede nel basso Piemonte impossibile non pensare al crollo del viadotto sull’A6 o a quello dello svincolo sulla tangenziale di Fossano, mentre per tutti gli italiani è ancora vivida la tragedia del Ponte Morandi. Stavolta fortunatamente, a differenza di ciò che accadde nell’agosto 2018, non ci sono state vittime, ma solamente due feriti. A salvare automobilisti e camionisti, che di solito percorrevano numerosi il viadotto vicino ad Aulla, ha contribuito il pochissimo traffico di questi giorni di emergenza Coronavirus. Un paradosso che rende ancor più evidente la criticità del problema della stabilità dei ponti in Italia. 
 
Quel che è ancor più assurdo è che la presenza di numerose crepe sul ponte che si è accartocciato come fosse la costruzione di un bambino maldestro non era un segreto per nessuno. I tecnici dell’Anas si erano recati in loco solamente per un controllo. Era intervenuta con forza anche l’amministrazione comunale di Aulla, ma gli esperti avevano escluso pericoli per la stabilità della struttura. 
 
Ricorda qualcosa? Già, anche in provincia di Cuneo ci sono ponti ‘sotto osservazione’ da parte di amministratori e rappresentanti delle istituzioni. Oltre ai viadotti di Priero e Fossano lungo la Torino-Savona, smontati e rimontati dalla società che gestisce l’autostrada, sono più d’una le situazioni che preoccupano il Cuneese. 
 
Il ponte dell’Olla a Gaiola è una di queste. Da anni le amministrazioni che si sono succedute nel piccolo centro all’imbocco della valle Stura hanno segnalato il distaccamento di laterizi dall’infrastruttura lungo la statale della Maddalena. Ieri, appresa la notizia del crollo in Toscana, l’ex sindaco di Gaiola ha attaccato su Facebook, evidenziando che Anas aveva risposto alle sue osservazioni più o meno con le stesse parole usate per gli amministratori di Aulla: “(…) non si è riscontrato comportamento anomalo del ponte, per cui non è stato adottato nessun provvedimento di limitazione”.
 

“I tremila abitanti della Valle, i duecento camionisti e le migliaia di automobilisti che vi transitano ogni giorno hanno davvero la sicurezza che non vi siano potenziali problemi sul ponte anche a seguito dei ripetuti e continui distacchi di materiale?”, ha chiesto corrosivamente Fabrizio Biolè. Nel post l’ex primo cittadino, già consigliere regionale, ha ‘taggato’, oltre ai giornali locali e nazionali, la classe dirigente del territorio e la pagina ufficiale del presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte
 
In seguito alla tragedia di Genova il ministero delle Infrastrutture, allora guidato dal pentastellato Danilo Toninelli, aveva chiesto alle Province italiane informazioni su ponti e viadotti in stato di degrado o che necessitano di urgenti interventi di manutenzione. La mail fu inviata anche da Cuneo, non solo alle stanze dei bottoni romane, ma anche al Provveditorato delle Infrastrutture di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. 
 
La Provincia aveva segnalato 213 ponti a rischio, di cui un centinaio ‘prioritari’ tra cui viadotto Soleri a Cuneo, il ponte Vassallo della tangenziale di Alba, il ponte di Monchiero crollato 8 anni fa, quello di Cardè, quello a Clavesana chiuso dopo l’alluvione 2016. E ancora il ponte di Busca di via Laghi di Avigliana, i cavalcaferrovia di Magliano Alpi e Lesegno. Alcuni di questi interventi sono stati finanziati, ma molti lavori restano da effettuare e le tempistiche non sono note. All'elenco vanno aggiunti i ponti segnalati allora dai singoli comuni.
 
Da anni il Movimento Cinque Stelle di Cuneo insiste sulla necessità di intervenire su viadotto Sarti, che collega l’altipiano a Confreria. A indicare per primo l’esigenza dei lavori, nel 2011 non fu un consigliere comunale di minoranza, ma l’ente responsabile: l’Anas. A meno di quattro anni dalla cerimonia di inaugurazione del viadotto era già stato studiato un progetto di consolidamento delle fondazioni di due piloni, ma a quasi dieci anni di distanza non è stato fatto nulla.
 
Insomma, le situazioni che necessiterebbero di un monitoraggio sono parecchie, in particolare quelle costruite tra gli anni ’50 e ’70, ma evidentemente la manutenzione non affascina un granché le cronache, tant’è che attenzione dei media e degli amministratori della cosa pubblica sullo stato dei viadotti e dei ponti italiani si alza solamente dopo i crolli. E non è certo una buona consuetudine.
 
 

Notizie interessanti:

Vedi altro