CUNEO - Confindustria Cuneo, finisce l’era Gola. L’assemblea saluta il neopresidente Costamagna

Da Roma il saluto dei ministri Tajani e Urso. Il presidente nazionale Bonomi interviene su MES e patto di stabilità: “L’Europa non si sta comportando bene”

Andrea Cascioli 17/05/2023 19:33

L’assemblea provinciale di Confindustria Cuneo ha salutato nel pomeriggio la nomina del nuovo presidente Mariano Costamagna. L’era di Gola si chiude dopo sei anni intensi ma travagliati, prima dal Covid, poi dalla crisi energetica e dal conflitto ucraino: tra i lasciti più importanti del suo mandato il trasferimento nella nuova sede dell’ex Casa Betania, completato nel giugno scorso.
 
“Da Confindustria ho appreso il valore dell’associazione e ho capito meglio il valore della politica” è il commiato che il presidente uscente consegna all’assemblea. Mauro Gola, in virtù della nomina ufficializzata dal presidente nazionale Carlo Bonomi, continuerà comunque a far parte del Consiglio Generale dell’associazione industriale. “Sei anni fa, - ha ricordato - il nostro programma era di costruire, attorno a una Confindustria incentrata sulla manifattura e i servizi, una Confindustria dialogante con le altre istituzioni. Siamo stati fedeli a quelle dichiarazioni e abbiamo aumentato la nostra credibilità”.
 
Il 72enne Costamagna, cheraschese, a capo di un colosso della meccanica (la Westport Fuel Systems Italia, ex MTM), gli succede dopo essere stato vicepresidente. In cima alle priorità del suo mandato il consolidamento degli obiettivi raggiunti e il tema dell’innovazione: “Sappiamo che è alle porte l’industria 5.0, la prossima rivoluzione industriale”. L’organizzazione datoriale, ha assicurato, continuerà a collaborare con le istituzioni, in particolare le forze dell’ordine “sul fronte della sicurezza fisica e informatica”: “Lavoreremo per dare lavoro buono, quello che può trasformare una vita umana. Un modo per restituire al territorio parte di ciò che abbiamo ricevuto come imprenditori”.
 
A salutare il nuovo leader degli industriali della Granda c’erano in collegamento da Roma il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso. Tajani ha assicurato l’impegno del governo a sostegno delle aziende, anche sul fronte energetico: “Stiamo lavorando per trasformare l’Italia, soprattutto il Sud, in un grande hub energetico per tutta l’Unione Europea”. Il titolare della Farnesina è tornato ad attaccare il reddito di cittadinanza: “Invece di investire soldi sul reddito di cittadinanza è meglio ridurre il cuneo fiscale, per permettere agli imprenditori di assumere giovani e di dargli una speranza. Questo governo ha una visione basata sul sostegno all’economia reale”. Un richiamo anche al problema dell’accesso al credito: “Il governo non vuole tasse sugli extraprofitti, ma ha chiesto rispetto per i risparmiatori”. Da Adolfo Urso un riepilogo dei prossimi interventi del governo, a cominciare dal progetto di legge quadro sul made in Italy che verrà presentato in Consiglio del ministri la prossima settimana: “Dimostriamo che il nostro Paese fatto di piccole e medie imprese e di catene corte non è un’anomalia, ma un modello anche per altri sistemi industriali”.
 
Il presidente nazionale di Confindustria Carlo Bonomi ha affrontato tra i vari temi la questione del Pnrr: “Condivido le richieste di modifica, non è un tema solo italiano. Indebitarci per indebitarci non è nell’interesse del Paese”. “L’Europa non si sta comportando bene” è il monito del capo degli industriali, che richiama a una maggiore coesione sul MES: “Alcuni Paesi vogliono farlo diventare un ‘salva banche’. Capisco l’interesse dei tedeschi, ma il nostro sistema bancario oggi è solido. L’Europa ci dia la possibilità di svincolare dal patto di stabilità lo sforzo finanziario per l’Ucraina e gli investimenti per le transizioni”. In merito al salario minimo, Bonomi ha ribadito quanto aveva già detto all’inaugurazione della nuova sede cuneese: “I nostri contratti collettivi sono al di sopra del salario ipotizzato. Ci sono giovani che non vengono pagati perché si utilizzano formule improprie, ma non è l’industria italiana: la manifattura ha aumentato gli stipendi del 19% negli ultimi vent'anni, altre categorie non lo hanno fatto”.
 
Prima dell’assemblea, il giardino della sede di Confindustria è stato intitolato ad Amilcare Merlo, decano della manifattura scomparso pochi mesi fa a 87 anni.

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