“I contratti pirata, tema caldo sollevato da Confcommercio con il presidente Carlo Sangalli – dichiara Arcangelo Galante, presidente del Sindacato Agenti e Rappresentanti di Commercio Fnaarc-Confcommercio-Imprese per l’Italia della provincia di Cuneo – trovano una loro analogia anche nel mondo della rappresentanza commerciale. Sempre più spesso, infatti, vediamo aziende che utilizzano impropriamente le figure del procacciatore d’affari o del consulente al posto dell’agente di commercio, pur non avendone i requisiti. Una scorciatoia che crea confusione nel rapporto tra mandante e agente e, soprattutto, vanifica le intese sindacali raggiunte con gli Accordi Economici Collettivi (AEC), che tutelano entrambi i soggetti”. In Italia operano oltre 210.000 agenti di commercio a fronte di circa 40.000 procacciatori d’affari. Secondo Agenti Fnaarc, la distinzione tra le due figure – ribadita anche dalla recente ordinanza della Cassazione n. 27571/2025 – non è una semplice sfumatura, ma un elemento sostanziale. L’agente di commercio svolge un’attività stabile e continuativa di promozione nell’ambito di un rapporto professionale autonomo, con obbligo di iscrizione a Enasarco, che garantisce copertura previdenziale integrativa e assistenza sanitaria. Il procacciatore d’affari, invece, opera in modo episodico, senza poteri di rappresentanza né obblighi di promozione continuativa, e non gode delle stesse tutele civilistiche o previdenziali. “L’utilizzo improprio del contratto da procacciatore per mascherare un vero rapporto di agenzia – sottolinea Galante – è una pratica scorretta e rischiosa, che può comportare accertamenti da parte di Enasarco e del fisco, con la conseguente perdita di agevolazioni previste per gli agenti regolarmente inquadrati. Inoltre, la mancata applicazione degli AEC espone sia l’azienda sia il lavoratore a possibili contenziosi legali". Agenti Fnaarc richiama quindi l’attenzione sulla necessità di una corretta distinzione delle figure professionali per garantire un mercato competitivo, trasparente e fondato sul rispetto delle regole. “Occorre fare ordine ed inquadrare correttamente ciascuna figura – conclude Arcangelo Galante –: se c’è stabilità e continuità nel rapporto con il preponente, si tratta di un agente di commercio, non di un procacciatore d’affari. Diversamente, si creano figure ibride che operano al di là delle proprie prerogative. Gli Accordi Economici Collettivi restano la vera garanzia di equità, trasparenza e sostenibilità nei contratti di agenzia”.