In occasione della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne, la consigliera regionale Giulia Marro (AVS) ha depositato un ordine del giorno volto a promuovere percorsi diffusi di educazione affettiva e relazionale rivolti alla popolazione adulta e anziana.
Da dove nasce l’idea, Marro: “La letteratura scientifica e i report di organizzazioni come OMS e UNESCO evidenziano che un'educazione completa, basata sul rispetto, l'uguaglianza e il consenso, è un investimento soprattutto nei confronti delle giovani generazioni. Ma per affrontare davvero un’emergenza strutturale come la violenza di genere, non possiamo limitarci a chiedere ai giovani di cambiare tutto mentre gli adulti restano fuori dal discorso. Se a casa, nei contesti quotidiani, i modelli educativi continuano a essere gli stessi — possesso, controllo, disparità, silenzi emotivi — allora ciò che insegniamo ai ragazzi rischia di essere vanificato. In questi giorni vi è una polemica, tutta politica, sul tema dell’educazione all’interno delle scuole. Una polemica che non tiene conto della voce delle e dei giovani che frequentano le scuole e che chiedono spazi di confronto e crescita sui temi dell’affettività e della sessualità. A questa richiesta viene risposto che l’educazione è a discrezione della famiglia, ignorando che è proprio nelle famiglie chiuse a questi temi che è più necessario che i giovani abbiano spazi altri di confronto”.
Che siano le persone adulte ad avere maggior bisogno di una educazione al consenso e al rispetto lo dicono anche i dati: secondo i principali monitoraggi – tra cui il quaderno “I femmicidi in Italia 2022” della Casa delle donne di Bologna – circa i due terzi degli autori di femminicidio hanno più di 40 anni, mentre le fasce 46–60, 61–75 e oltre 75 anni rappresentano da sole oltre il 50% del totale, con circa un quarto degli autori che ha più di 60 anni. La violenza maschile contro le donne, quindi, non è affatto concentrata tra i più giovani: al contrario, è particolarmente diffusa tra uomini adulti e anziani, cresciuti in contesti culturali poco esposti ai valori della parità e del consenso.
Anche nel recente caso di pubblicazioni online senza consenso, il sito Phica, non è un episodio isolato né limitato ai giovani, ma la forma digitale di una radicata cultura del possesso femminile che attraversa le generazioni.
“Per questo”, continua Marro, “sento il dovere di lanciare una sfida: non è mai troppo tardi per imparare cose nuove e per mettersi in discussione. Siano anche le persone adulte e anziane a confrontarsi con questi temi. Sono certa che scoprirebbero dimensioni importanti del proprio benessere, del modo di stare nelle relazioni e di vivere le emozioni”.
La consigliera richiama anche l’esperienza dei cerchi degli uomini, spazi guidati di confronto dedicati agli uomini, soprattutto a coloro che sentono il bisogno di mettersi in discussione rispetto ai temi del patriarcato, del potere, delle emozioni e delle fragilità. “Sono contesti non terapeutici, ma di consapevolezza profonda”, osserva Marro. “Luoghi in cui emergono pensieri che spesso rimangono nascosti per anni e che stanno alla radice della violenza di genere. Strumenti come questi devono essere potenziati e resi accessibili”.
Cosa prevede l’ordine del giorno
Invita la Regione ad attivare un programma dedicato alla formazione affettiva e relazionale rivolto alla popolazione adulta e anziana, da realizzare in modo capillare sul territorio insieme a enti locali, servizi sanitari e realtà del Terzo Settore, valorizzando l’esperienza e il sapere dei Centri antiviolenza e sportelli d’ascolto e contro le discriminazioni. Si propone inoltre che nei percorsi formativi destinati a volontari e volontarie di enti, associazioni, civici, siano introdotti moduli specifici su affettività, comunicazione non violenta, prevenzione della violenza di genere e gestione delle emozioni, così da rafforzare le competenze di chi opera quotidianamente nelle comunità. Un ulteriore impegno richiesto alla Regione riguarda lo stanziamento di risorse dedicate per sostenere percorsi formativi stabili e diffusi, anche attraverso progetti in rete e con particolare attenzione ai territori più periferici. Infine, Marro sottolinea l’importanza di valorizzare e diffondere le buone pratiche già attive, creando una rete regionale in grado di mettere a sistema esperienze, strumenti e metodologie efficaci.
“Per prevenire non basta dire ai ragazzi: ‘voi siate diversi’ – sottolinea Marro –. Il cambiamento deve riguardare tutte le età, soprattutto coloro che hanno interiorizzato modelli culturali trasmessi per generazioni. È necessario mettere anche gli uomini adulti nella posizione di potersi mettere in discussione adesso. La violenza è sistemica e strutturale, e strutturale quindi deve essere anche il cambiamento”.