CUNEO - “Core ingrato”. Le cooperative restano fuori dalla giunta camerale (e si arrabbiano con Confindustria)

Confcooperative a muso duro sulle scelte di Camera di Commercio, si chiama in causa anche la partita in Fondazione Crc. Uno scivolone inopportuno, ribatte il Pd

Andrea Cascioli 02/08/2025 10:20

Il presidente della Camera di Commercio Luca Crosetto ci aveva anche provato, a mettere una toppa, ricordando che nel consiglio dell’ente camerale “un rappresentante della cooperazione garantirà un approccio condiviso, inclusivo e orientato al bene comune” e ribadendo l’importanza della “sinergia tra Giunta e Consiglio”. Niente da fare. L’excusatio non petita non è bastata a mitigare l’ira delle cooperative per l’esclusione dalla giunta, nella quale entrano invece tre esponenti del mondo confindustriale (Egle Sebaste, Mariano Costamagna e Valter Lannutti) e i rappresentanti di Confcommercio (Danilo Rinaudo), Confartigianato (Francesca Nota) e Coldiretti (Enrico Nada). Per Confartigianato, ça va sans dire, “gioca” anche il presidente in carica Crosetto. Confcooperative recrimina e lo fa senza peli sulla lingua. Si fa presente che anche dopo lo “snellimento” della giunta, da 12 a 7 componenti, il criterio della rappresentanza paritetica non era venuto meno: “Il solo criterio dei numeri lo riteniamo insufficiente per una decisione così delicata e importante” lamenta Alessandro Durando, vicepresidente di Confcooperative Piemonte Sud. La spartingaia emersa giovedì è tacciata di “miopia istituzionale”, “un errore, in cui hanno prevalso i rapporti di forza”, “uno sgarbo associativo”. “Siamo stati messi di fronte ad una decisione già presa senza coinvolgimento e possibilità di confronto” aggiunge ancora Durando. Più esplicito, se ce ne fosse bisogno, è il presidente di Confcooperative Piemonte Sud Mario Sacco: “Si è voluto far prevalere una logica di numeri a scapito di una soluzione economico sociale istituzionale molto più importante per il territorio in coerenza con il ‘Modello Cuneo’. Mi spiace molto per il comportamento di Confindustria. Si sono dimenticati che noi siamo stati i primi a sottoscrivere la candidatura di Mauro Gola alla presidenza della Fondazione Crc”. Un’annotazione, quest’ultima, che ha infastidito qualcuno anche fuori dalla Camera di Commercio. Passi per la tirata a Confindustria “core ingrato”, ma l’appello a una sorta di accordo non scritto connesso all’elezione in Fondazione Crc è apparso come una nota stonata. “Rivendicazioni localistiche e manovre di palazzo” tuona il Pd, in una nota dove in realtà si prende di mira soprattutto l’“esultanza” per la nomina di Paolo Adriano in Fondazione Crt. Certe cose si pensano, magari si fanno, ma non si dicono: anche una certa ipocrisia istituzionale, almeno finora, è stata parte del “modello Cuneo”.

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