CUNEO - Coronavirus, in Piemonte il 13,4% delle denunce per contagi sul lavoro

I primi dati Inail registrano oltre 28mila casi e 98 morti: nella sanità il 72,8% degli infortuni e il 42,2% dei decessi. Più ammalati tra le donne, più vittime tra gli uomini

Andrea Cascioli 06/05/2020 11:46

 
Sono già 28.381 le denunce per malattia professionale in riferimento al Covid-19 e 98 le vittime segnalate fino al 21 aprile scorso. A segnalarlo è l’Inail con un report dove si rileva che una denuncia ogni quattro in questa prima parte dell’anno è collegata al coronavirus: il 66% di queste sono arrivate nel mese di marzo.
 
Il dato però è provvisorio e richiede alcune cautele, come osserva lo stesso ente pubblico: occorre infatti rilevare che questi infortuni sono riferiti solo ai lavoratori assicurati. Non sono quindi oggetto di tutela da parte dell’ente intere categorie professionali molto esposte al rischio contagio, come i medici di famiglia, i medici liberi professionisti e i farmacisti. Per la trattazione degli infortuni, in particolare quelli mortali, sarà necessario attendere il consolidamento dei dati e la conclusione dell’iter di ogni denuncia.
 
Quello che si può già osservare fin da ora è che a pagare il prezzo più alto è il Nord Italia, in linea con i dati sulla distribuzione geografica della pandemia, sebbene appaia sproporzionatamente alta la percentuale dei morti nel Mezzogiorno rispetto ai contagi. Nell’analisi territoriale il 52,8% delle denunce riguardano il Nord-Ovest (dove si contano anche il 36,7% delle vittime), il 26,0% il Nord-Est (col 13,3% dei casi mortali), il 12,7% il Centro (10,2% delle vittime), il 6,0% il Sud (qui si concentrano però il 20,4% delle malattie mortali) e il 2,5% le isole (al 2,0% sul numero dei morti). Il Piemonte, in particolare, copre il 13,4% delle denunce per malattia professionale e il 9,2% dei decessi: la regione è seconda in Italia soltanto alla Lombardia che da sola registra ben il 35,1% degli infortuni e il 36,7% delle vittime.
 
A livello professionale, il settore della sanità e dell’assistenza sociale (in ospedale o in case di cura e di riposo) rappresenta il 72,8% delle denunce e il 42,2% dei decessi. I più colpiti sono i tecnici della salute (con il 45,7% dei casi segnalati e il 15% delle vittime), seguiti da medici (14,2% dei contagi), operatori socio-assistenziali (6,2%) e personale non qualificato nei servizi sanitari e di istruzione (4,6%).
 
Tra gli altri settori, in questi mesi di blocco delle attività economiche sono stati coinvolti soprattutto i dipendenti delle amministrazioni pubbliche e della difesa (10,3% dei contagi e 11,1% dei decessi) e i lavoratori del manifatturiero ‘indispensabile’ (chimica, farmaceutica, produzioni alimentari) che pur registrando solo il 2,8% delle malattie professionali nel settore industria e servizi sommano il 13,4% delle denunce relative agli infortuni mortali.
 
Una significativa differenza per genere sessuale emerge nel numero di denunce (il 71,1% dei contagiati sono donne) in confronto con il dato sulla mortalità, dal momento che il 79,6% dei decessi riguarda lavoratori di sesso maschile. In riferimento alla nazionalità, sono italiani l’87,4% dei contagiati e stranieri il 12,6%.
 
Il dettaglio per fascia d’età mostra invece come il 43% dei casi tocchi la fascia 50-64 anni, seguita da quelle dei 35-49 anni (37,2%), dei 18-34 anni (17,7%) e degli over 64 anni (2,0%): tra i lavoratori in età avanzata si contano il maggior numero di vittime della malattia (68,4% nella fascia 50-64 anni, 20,4% in quella over 64 che è in proporzione la più colpita), ma va comunque registrato che il 9,2% dei morti di Covid-19 sul lavoro avevano tra i 35 e i 49 anni e il 2,0% meno di 34 anni. Nel complesso, l’età media dei contagiati è di poco superiore ai 46 anni, quella dei deceduti sale a 58 anni.

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