CUNEO - Coronavirus, la crisi economica ‘morde’ il Piemonte: attese perdite fino a 60 miliardi

Tutto dipende dalla durata dell’emergenza, ma la nostra regione sarà comunque tra le più colpite. Nella peggiore ipotesi si rischia un -22,8% di ricavi nel 2020

Andrea Cascioli 18/03/2020 12:20

 
Lo scenario economico che ci aspetta all’uscita dall’emergenza coronavirus è nero, comunque lo si guardi. Ma c’è nondimeno un salto molto significativo tra le prospettive più ottimistiche e il worst case scenario, fermo restando che per ora si naviga nelle acque incerte delle previsioni.
 
L’agenzia di informazioni commerciali Cerved ha stimato nel suo Industry Forecast l’impatto che il coronavirus potrebbe avere sull’economia del Paese, elaborando i dati di 750mila imprese in 233 settori produttivi diversi. L’analisi, pubblicata in anteprima da Repubblica Affari&Finanza, ipotizza che entro il prossimo biennio le imprese italiane potranno aver visto bruciare un giro d’affari pari ad almeno 275 miliardi di euro rispetto ai guadagni previsti prima dell’epidemia. E questo nell'eventualità meno peggiore, perché secondo il modello più pessimistico i mancati ricavi potrebbero arrivare invece a 641 miliardi, tra gli oltre 469 stimati per quest’anno e i quasi 172 che potrebbero andare in fumo nel 2021.
 
La differenza tra i due scenari dipende soprattutto dal fattore tempo: se l’emergenza finisse a maggio, le imprese potrebbero raggiungere già dal prossimo anno un livello di fatturato superiore dell’1,5% rispetto a quello del 2019, pari a 2410 miliardi di euro. È un segnale positivo che mostra come l’economia italiana abbia ora la possibilità di attutire l’impatto della caduta, a differenza di quanto successe dopo le crisi del 2008 e del 2011. Il fatto che sia possibile aspettarsi un rimbalzo completo, con il ritorno ai livelli pre-crisi, riflette secondo il Cerved il miglioramento economico e patrimoniale del sistema imprenditoriale.
 
L’effetto della ‘tempesta perfetta’ non sarebbe però trascurabile nemmeno in una simile eventualità. Bisogna infatti tenere conto che fino a poche settimane fa ci si attendeva che il fatturato delle aziende sarebbe potuto crescere dell’1,7% quest’anno e del 2% il prossimo, ben al di sopra dello 0,8% segnato nel 2019. Si arriva così a quantificare in 275 miliardi i mancati ricavi nell’ipotesi più ottimistica.
 
Ma se l’emergenza dovesse durare fino a fine anno? In questo caso tutto si farebbe più complicato sul piano economico e il ‘rimbalzo’ successivo alla caduta potrebbe non essere sufficiente a riportarci almeno in pareggio entro tempi brevi. Le stime parlano di perdite per 641 miliardi in un biennio qualora le attuali circostanze si protraggano fino a dicembre: dal -17,8% di ricavi atteso nel corso del 2020 si passerebbe al +17,5% per il 2021, comunque non abbastanza per recuperare il terreno perduto. Gli impatti su alcuni settori, in particolare, sarebbero drammatici: gli alberghi perderebbero il 73% del fatturato atteso, seguiti a ruota da agenzie di viaggio e tour operator (-68%), agriturismi e bed & breakfast (-64%) e aeroporti (-50%). Ma il colpo di maglio si abbatterebbe con forza anche sulla manifattura, con un tracollo del 45,8% per la produzione automobilistica (da 39,5 a 21,4 miliardi), i veicoli industriali (da 12,7 a 6,7 miliardi) e soprattutto l’automotive (da 23,3 a 12,6 miliardi), fiore all’occhiello dell’export tricolore.
 
I rischi per l’economia del Piemonte
 
Su quest’ultimo punto si gioca molta parte del destino economico della nostra regione. Quella piemontese infatti è una delle realtà che pagheranno più a caro prezzo la crisi. Nell’ipotesi migliore, le perdite potrebbero arrivare a 25,4 miliardi, con una discesa del 9,8% nel 2020 (contro il 7,4% nazionale) compensata dal +11,8% l’anno seguente. Quasi metà delle perdite del 2020 sarebbe concentrata tra le imprese che hanno sede in Lombardia (62,1 miliardi) e Lazio (40,3 miliardi), ma in termini percentuali la mazzata per il Piemonte sarebbe più pesante rispetto a quasi ogni altra regione, compresa la Lombardia alle prese con i peggiori focolai epidemici (-6,6%), il Veneto e l’Emilia Romagna (entrambe a -6,7%) o il Lazio dove hanno sede fiscale molti grandi gruppi e catene commerciali (-6,6%). Solo due regioni marginali come l’Abruzzo (-9.9%) e la Basilicata (-11,1%) sono attese da sfide più impegnative.
 
Peggio ancora se a rivelarsi fondato fosse il worst case scenario ipotizzato dal Cerved. In questo caso le aziende piemontesi rischiano di veder bruciati 60,4 miliardi, di cui 45,1 nel 2020 e altri 15,3 nel 2021. In termini di fatturato perso, il 2020 segnerebbe un impressionante -22,8% in regione contro la già drammatica media del -17,8 a livello nazionale. In numeri assoluti, solo la Lombardia e il Lazio perderebbero di più nel biennio (rispettivamente 182 e 118,2 miliardi), ma anche in questo caso lo shock sull’economia piemontese rimarrebbe peggiore in percentuale.

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