CUNEO - Covid, un anno fa il picco di 404 pazienti nelle terapie intensive piemontesi: oggi sono 31

In dodici mesi il numero di ricoveri in rianimazione si è ridotto del 92,1 per cento. Il confronto tra i dati della fine di novembre del 2020 e quelli odierni

a.d. 25/11/2021 17:30

Un anno fa l’Italia e il Piemonte vivevano la fase più critica della seconda ondata dei contagi da Covid-19. Con i vaccini ancora non disponibili, nel mese di novembre del 2020 gli ospedali piemontesi venivano pesantemente messi sotto pressione dalla risalita del dei ricoveri di pazienti positivi. Proprio il 25 novembre del 2020 la nostra regione vedeva il primo piccolo spiraglio di luce, con il primo segno “meno” nell’aggiornamento quotidiano del numero dei pazienti in terapia intensiva dopo diverse settimane. Il picco nelle rianimazioni piemontesi era stato raggiunto il giorno prima, il 24 novembre, con 404 pazienti positivi al Covid-19. Il 25 sarebbero poi diventati 403, per poi continuare a diminuire progressivamente fino al mese di febbraio, con l’inizio della terza ondata. In totale, il 25 novembre del 2020 i contagiati negli ospedali del Piemonte erano 5.138. Eloquente (e confortante, malgrado la risalita dei contagi e dei ricoveri) il confronto con la situazione odierna: oggi i positivi ricoverati in terapia intensiva in regione sono 31 (per una riduzione del 92,1%), quelli totali sono 363 (-92,9%). Vale inoltre la pena di sottolineare che oggi tutte le attività sono aperte, mentre a novembre del 2020 il Piemonte era in zona rossa ed era stato istituito il coprifuoco alle ore 22. 
 
Nel bollettino del 25 novembre 2020 si segnalavano inoltre 84 decessi, oggi sono stati 3; i nuovi casi quel giorno furono 2.878 (con un tasso di positività dei tamponi al 13%), oggi sono stati 780 (tasso di positività 1,3%). Un anno fa in Piemonte c’erano in totale 77.921 persone positive al Covid-19, oggi sono 8.807: in dodici mesi si è passati da un ricoverato ogni 15 contagiati a un ricoverato ogni 24 contagiati. A differenza di un anno fa, oggi siamo “armati” con i vaccini: un’arma che funziona, lo dicono i numeri.
 

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