CUNEO - È cuneese il più giovane cardinale di papa Francesco

Giorgio Marengo, classe 1974, è tra i 21 porporati nominati in Vaticano. Missionario della Consolata, è prefetto apostolico in Mongolia ed esorcista

Andrea Cascioli 27/08/2022 19:20

Ha compiuto 48 anni lo scorso 7 giugno e dal pomeriggio di sabato 27 agosto è il più giovane cardinale della Chiesa Cattolica.
 
Giorgio Marengo, nato a Cuneo nel 1974 da papà bovesano e mamma di Mondovì ma cresciuto a Torino, è il prefetto apostolico di Ulan Bator in Mongolia. Nel lontano Paese asiatico esercita il suo ministero dal 2003, dopo aver emesso la professione religiosa con i missionari della Consolata nel 2000 ed essere stato ordinato sacerdote un anno dopo, dall’allora arcivescovo di Torino Severino Poletto.
 
La sua nomina tra i porporati assomma una serie di “primati”. Oltre a essere - come si è detto - il più giovane cardinale del Collegio è anche il primo membro della congregazione dei Missionari della Consolata e della Chiesa mongola (fondata appena trent’anni fa) a ricevere la berretta rossa. La sua tesi di laurea si intitolava “Sussurrare il Vangelo nella terra dell’eterno cielo blu”, una citazione riferita alla terra cui il cardinal Marengo è legatissimo, tanto da aver inserito simboli che richiamano la Mongolia nel suo stemma episcopale. A Vatican News aveva detto: “Essere vescovo in Mongolia credo assomigli molto al ministero episcopale della Chiesa delle origini”. La sua missione ai confini del mondo, “in partibus infidelium” si sarebbe detto nella Chiesa di un tempo, è in effetti simile a quella di un moderno Matteo Ricci. In un Paese grande cinque volte più dell’Italia ma con appena 3,3 milioni di abitanti si contano poco meno di 1500 fedeli, suddivisi in quattro parrocchie e con due sacerdoti autoctoni.
 
Il Paese ha una radicatissima tradizione buddista con cui il neocardinale si confronta in modo proficuo. Quando ha ricevuto l’annuncio del cardinalato, in primavera, si trovava a Roma proprio per accompagnare dal papa una delegazione buddista: “Tra i primi che ho incontrato appena avuta la notizia - ha raccontato ad Avvenire - c’è stato uno dei monaci che mi ha offerto una sciarpa azzurra: per loro un tributo di onore. E poi ancora al ritorno in Mongolia, tra i monaci la voce si è sparsa e tanti incontrandomi hanno condiviso fraternamente la gioia per la nomina”.
 
Marengo è anche un esorcista ed è stato lettore al sedicesimo corso di esorcismo e preghiera di liberazione che si svolge ogni anno presso l’ateneo pontificio “Regina Apostolorum” di Roma, dopo averlo frequentato da studente. Tra i consigli “per una fede matura e libera dalle illusioni sataniche”, da lui elencati in una recente intervista al sito d’informazione cattolica Asia News, c’è quello di offrire una “catechesi adeguata sulle azioni del demonio e sulle possibilità di contrastarlo”. Accortezza quanto mai necessaria, sostiene, in una terra tuttora intrisa di antiche superstizioni come la Mongolia: “Bisognava ricordare ai sacerdoti che servono in queste terre di mettersi in sintonia con i primi discepoli del Signore, che annunciava il Vangelo cacciando i demoni e guarendo i malati”.

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