CUNEO - Cuneo, i bar e le pasticcerie si preparano al lockdown organizzandosi per l'asporto

L'alternativa è tenere la serranda abbassata. C'è preoccupazione per il futuro, in quanto i tempi della riapertura non sono certi e il Decreto Ristori...

Samuele Mattio 05/11/2020 17:20

Da domani, venerdì 6 novembre, la città Cuneo - inserita in ‘zona rossa’ come tutto il Piemonte - tornerà in lockdown. Tra le attività che dovranno abbassare le serrande, salvo la consegna a domicilio e l'asporto fino alle 22, ci sono bar e ristoranti, che subiranno un’ulteriore restrizione dopo il decreto entrato in vigore lo scorso 26 ottobre, che ne aveva imposto la chiusura al pubblico a partire dalle 18. 
 
Il nuovo Dpcm che divide l’Italia in tre zone di rischio (rossa, arancione e gialla), avrebbe dovuto entrare in vigore già oggi, ma la tensione tra Governo e Regioni ha fatto propendere palazzo Chigi per lo slittamento. Una situazione che ha creato non poche difficoltà organizzative agli esercenti tant’è che stamattina qualcuno ha deciso di tenere chiuso comunque. Tra via Roma e corso Nizza la maggior parte dei bar sono però rimasti con le serrande su, alcuni ne hanno approfittato per riorganizzare i locali e predisporsi all’asporto. Nel capoluogo in parecchi proveranno ad adattarsi, obtorto collo, alle nuove restrizioni. Una prova di resilienza che ognuno adatterà in base alle caratteristiche della propria clientela. 
 
L’Apoteke di via Roma, per esempio, terrà aperto dalle 17 alle 21 di sera puntando sugli apertivi ‘take away’. Il bar Bonfante terrà aperto puntando sulla pasticceria da asporto e colazioni dalle 8 alle 12. “Per quanto riguarda torte, panettone, colazioni faremo anche consegna a domicilio”, spiega il proprietario Luca Bonfante. Scelta analoga per molti bar e pasticcerie della città, dal Corso ad Arione, passando per Bramardi e molti altri ancora. Anche i locali delle frazioni del capoluogo si stanno attrezzando, il Bar Kalimocho di Confreria terrà aperto al mattino per le colazioni da asporto. “È un tentativo - commenta il contitolare Tonio Boi -. In base a come andranno i primi giorni decideremo se proseguire”. Una strada, quella di provare con il ‘take away’, che stanno prendendo in molti. D’altronde l’alternativa è quella di tenere la serranda abbassata.
 
Questa volta il Comune non farà un elenco delle attività che offrono il servizio di consegna a domicilio nei prossimi giorni. “Oramai non è più necessario - spiegano da palazzo Civico -, le attività commerciali si sono organizzate e sono attrezzate per comunicare il servizio ai loro clienti”. 
 
Intanto tra baristi e ristoratori c’è preoccupazione per ciò che accadrà nei prossimi mesi. Il lockdown disposto dal Governo avrà una durata di due settimane a partire da domani, ma i tempi della riapertura non sono certi. In molti temono di dover tenere le serrande abbassate per un tempo molto più lungo. Il settore è in sofferenza da mesi. “Questo mese ho incassato il 60% rispetto a ottobre 2019 - osserva Francesca Barba, titolare di un locale nel centro storico -. Rispetto all’intero anno scorso gli incassi sono dimezzati, nonostante quest’estate abbiamo lavorato molto in orario serale”. 
 
Sugli incassi 2020 pesano come un macigno i due mesi di chiusura e gli incentivi allo smartworking. Molti dipendenti di enti pubblici e uffici privati lavorano da casa e non necessitano più di alcuni servizi, come mangiare pranzo fuori o fare la pausa caffè al bar. La fiducia nel cosiddetto Decreto Ristori è ai minimi termini: “Dicono che i soldi arriveranno direttamente sul conto corrente - racconta scoraggiato il titolare di un locale -, ma dall’Agenzia delle Entrate stiamo ancora aspettando i mancati introiti di aprile”.

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