CUNEO - Cuneo, la maggioranza litiga sulle cacche dei cani: affossato l’ordine del giorno dei centristi

La proposta è una banca dati genetica per individuare i proprietari che non puliscono. Ma c’è il dubbio sui costi: “Evitiamo di chiamare i Ris di Parma” ironizza Noto

Andrea Cascioli 01/02/2023 19:29

Difficile commentare quanto accaduto in Consiglio comunale a Cuneo, durante la discussione del sesto ordine del giorno, senza fare battute su “scivoloni” della maggioranza o su cose poco piacevoli da pestare. Perché il tema, per capirci, era proprio quello di cui Elio e le Storie Tese cantavano con la consueta ironia nella loro “Cani e padroni di cani”.
 
Il voto sulla mozione proposta da Claudio Bongiovanni di Cuneo Mia all’odg illustrato da Flavia Barbano di Centro per Cuneo ha registrato, alla fine, una spaccatura tra i centristi e gli altri gruppi della maggioranza, Pd in testa. La proposta riguardava l’introduzione di un obbligo di identificazione genetica per i cani di proprietà, tramite una banca dati a cui attingere per risalire ai padroni maleducati. “Alcune stime indicano che circa il 40% dei proprietari di cani a passeggio non si preoccupa minimamente di ripulire quanto lasciato” ha spiegato Barbano, denunciando tra l’altro “un aumento significativo delle deiezioni canine non raccolte, sia in città che nelle frazioni”. Battute a parte, la questione riguarda un problema di decoro serio e infatti ha sollevato ben più di un’osservazione, tanto nelle file del centrosinistra quanto tra le opposizioni.
 
“Alcune zone della città sono compromesse dal punto di vista del decoro urbano: mi riferisco in particolare a lungogesso Giovanni XXIII, che è purtroppo il ‘pisciatoio’ di tutti i cani del centro storico” ha rincarato Maria Laura Risso, anche lei del gruppo di Centro. Paolo Armellini (Indipendenti) ha portato all’attenzione dell’assemblea la situazione di corso Dante, da lui frequentata proprio in qualità di proprietario di cani: “In corso Dante ci sono deiezioni che fanno paura e c’è chi usa il telefonino per fingere di essere distratto. Più di una volta ho offerto il sacchetto a qualcuno e mi è stato detto di farmi gli affari miei”. Di un brutto episodio il consigliere è stato testimone a inizio anno in contrada Mondovì: “Un gruppo di turisti tedeschi accompagnato da una guida ha dovuto fare una deviazione, perché c’era un’enorme deiezione in strada. Mi sono vergognato”.
 
La strategia vagliata dai proponenti - ovvero il gruppo di Centro per Cuneo - fa perno appunto sull’allestimento di una banca dati genetica, in modo da poter risalire dal “ricordino” all’animale, e quindi al proprietario. Fantascienza? Macché: “In numerose città - ha spiegato Barbano - tra cui Carmagnola, Pescara, Malnate, Varese, questo registro sta riportando i primi evidenti e positivi risultati. Strade più pulite, cittadini più consapevoli ed entrate in multe”.
 
In città però, come ricordato dalla consigliera, ci sono all’incirca 8.400 cani. Si pone quindi il problema dei costi, su cui le valutazioni sono discordi: “Non parliamo di impegni milionari. - ha assicurato Silvano Enrici (Centro per Cuneo) - Il test del Dna per i cani costa dai 50 ai 70 euro: ci sono comuni che hanno fatto convenzioni con studi veterinari e hanno avuto il Dna gratuitamente”. Il capogruppo di Indipendenti Giancarlo Boselli ha avanzato una stima compresa tra i 300 e i 350mila euro, per giunta calcolata su una popolazione di soli seimila cani: “Siamo, signor sindaco, alla metà di quanto lei non riesce a prendere per la Tettoia Vinaj” ha ironizzato l’ex vicesindaco, calcando la mano sul ben noto affaire dei canoni non pagati.
 
“Evitiamo di fare intervenire i Ris di Parma: è una discussione che va affrontata seriamente in commissione” ha infine tagliato corto il capogruppo del Partito Democratico Carmelo Noto, annunciando voto favorevole - a titolo personale - sia alla mozione che proponeva il rinvio, sia all’ordine del giorno in sé. Con 22 voti favorevoli e sette contrari (quelli dei soli centristi) la mozione alla fine è passata, di fatto affossando l’ordine del giorno. All’indomani del voto c’è chi non manca di registrare la divisione: “C’è un po’ di stanchezza nella maggioranza - dice Boselli - e su un tema che evidentemente non è tra i più importanti i democratici hanno voluto fare una prova di forza, sapendo che anche i gruppi minori non erano dell’idea”.

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