Una foto di uno dei totem della campagna “Cuneo si trasforma” abbinata alle colonne del viadotto Soleri, quelle che ospitavano in origine i fasci littori e la scritta Dux: è l’accostamento suggerito dalla pagina Facebook della Consulta dei quartieri e delle frazioni di Cuneo. “Cambiano gli attori ed il ‘contesto storico’ (sicuramente non paragonabile) ma non il principio, ovvero la ‘propaganda’” si legge nel post pubblicato nel pomeriggio di domenica. Il totem “incriminato” - quello di Spinetta - è parte della campagna di comunicazione che il Comune sta conducendo per testimoniare l’avanzamento dei lavori nell’ambito del Pnrr in città. Non è la prima volta che sulla pagina della Consulta, l’organismo che riunisce i presidenti dei comitati di quartiere e frazionali, si mette nel mirino la comunicazione istituzionale dell’amministrazione. In un post di sabato l’immagine è quella dell’ex mercato delle uve prima del ponte vecchio, in uno scorcio ben poco suggestivo dove sono visibili alcuni rifiuti. L’accostamento è con la pubblicazione “Cuneo si trasforma” inviata a tutti i cuneesi, dove si titola su “Una città viva capace di evolvere”. Un’altra polemica, sulla stessa pagina, è legata a un tema che la Consulta ha già sollevato: “L’anno scorso sono state sostituite circa 150 panchine sul viale Angeli. Come Consulta, con nota dell’ottobre 2024 chiedemmo che fossero messe a disposizione dei Comitati di Quartiere e Frazioni di Cuneo. L’Amministrazione non ci diede risposta. L’11 giugno 2025 abbiamo nuovamente ricordato, sempre con lettera protocollata, che ancora stiamo attendendo risposta. Nell’indirizzo abbiamo pure nominato l’assessore al patrimonio in quanto riteniamo che non siano più tutte disponibili!”. Sembra quindi un “nuovo corso” più ostile alla giunta guidata da Patrizia Manassero, quello inaugurato con l’elezione a presidente di Antonio Merlino lo scorso giugno. Merlino, diacono e finanziere in pensione, è in carica dal 2022 come presidente del comitato di Spinetta. È succeduto alla guida della Consulta al dimissionario Pietro Carluzzo, che a sua volta aveva lasciato con una certa amarezza: “La partecipazione - aveva scritto - non può essere solo una bella parola: deve diventare un modo concreto di lavorare insieme”.