CUNEO - Cuneo, l’assessore Manassero: ‘‘Non c’è un’emergenza da contagi nel carcere di Cerialdo’’

Al momento, riferisce la vicesindaco, sono 16 i casi di Covid-19 nella popolazione carceraria: un solo detenuto è ricoverato in ospedale e tutti sono stati isolati

a.c. 25/01/2021 20:35

 
Il quadro della pandemia da Covid-19 nel carcere di Cuneo è sotto controllo: lo assicura l’assessore alle Politiche Sociali Patrizia Manassero, rispondendo all’interpellanza presentata dalla consigliera Laura Menardi di Grande Cuneo.
 
L’interpellanza menzionava il fatto, portato alla luce un mese fa dal gruppo cuneese dei Radicali, che “un detenuto del carcere di Cuneo affetto da Covid sta facendo lo sciopero della fame e della sete e si astiene dalle cure per denunciare la situazione. Pare che i contagiati siano rinchiusi in spazi ristretti, senza condizioni igienico-sanitarie consone”. Dal punto di vista sanitario, ha replicato la vicesindaco, “c’è stato da parte nostra un monitoraggio nel primo lockdown che è andato bene perché non ci sono stati contagi: abbiamo anche fornito mascherine all’amministrazione penitenziaria in un periodo in cui era difficile reperirne”. A novembre sono partiti i tamponi per il personale e i detenuti: fra questi ultimi al momento si contano 16 positivi, di cui uno solo ricoverato, e tutti sono stati trasferiti nel reparto ospedaliero.
 
Nei ranghi della Polizia Penitenziaria risulta a oggi un solo positivo. La casa circondariale, ha ricordato Manassero, può contare su una convenzione per la fornitura di tamponi rapidi e su un protocollo straordinario per le misure emergenziali qualora si superasse il 2% dei positivi nella popolazione carceraria e nel personale: “Situazione che ad oggi, per fortuna, non si è mai verificata”.
 
Nei limiti delle sue competenze il Comune continua inoltre a monitorare la situazione del penitenziario di Cerialdo all’interno del tavolo istituito in Prefettura: “Uno dei temi rilevanti - ha precisato la responsabile delle politiche sociali della giunta Borgna - è il fatto che con l’emergenza Covid sono venuti meno il processo scolastico, il volontariato, le attività di biblioteca e lettura e le possibilità lavorative. La direzione del carcere è intervenuta aumentando il numero delle telefonate e delle videochiamate, perché soprattutto durante il primo lockdown si era interrotto anche il collegamento con i familiari”.
 
Circostanze di particolare disagio che hanno senz’altro influito sui recenti episodi portati all’attenzione dalle cronache locali, come il tentativo di rivolta messo in atto sabato 9 gennaio da due detenuti, uno straniero e un italiano (quest’ultimo già protagonista di analoghe intemperanze in marzo, quando era recluso nel carcere di Modena), e terminato con il ferimento di un agente.

Notizie interessanti:

Vedi altro