CUNEO - Cuneo, le minoranze litigano sul regolamento dei quartieri: polemiche tra FdI e la sinistra

Non si è trovata la mediazione sul punto che piace meno anche a diversi comitati, cioè l’obbligo per il Comune di interpellare quartieri e frazioni sui temi cruciali

Andrea Cascioli 02/08/2023 19:21

L’ultima seduta della commissione consiliare per il regolamento e gli statuti aveva rimandato la questione, nella speranza di trovare un punto d’incontro. Dopo ci sono stati il summit delle minoranze e un incontro fra l’assessore Luca Pellegrino e i comitati di quartiere, ma la mediazione non è arrivata.
 
Così il nuovo regolamento del Comune di Cuneo su quartieri e frazioni passa senza l’unanimità: a favore, nella seduta consiliare della scorsa settimana, hanno votato la maggioranza di centrosinistra e l’opposizione di centrodestra. Contrari la sinistra civica (Cuneo per i Beni Comuni e Cuneo Mia) e gli Indipendenti. Lo strappo ha amareggiato la sindaca Patrizia Manassero, ma anche la presidente di commissione, Noemi Mallone di Fratelli d’Italia, che per l’accordo si era spesa in prima persona. Il suo emendamento all’ordine del giorno illustrato di Ugo Sturlese (Cuneo per i Beni Comuni) è stato respinto dai proponenti.
 
Tutto verte sul nuovo articolo 11, dove si disciplinano i rapporti tra l’amministrazione comunale e i quartieri. Una parte della minoranza voleva mantenere l’obbligo di interpellare preventivamente i comitati su una serie di materie rilevanti, come stabilito dal vecchio regolamento. La maggioranza preferiva invece farne una possibilità, ma senza porre vincoli: di qui il richiamo al fatto che il Comune “potrà” interpellare i comitati. Per uscire dall’impasse, Mallone aveva proposto di adottare la formula “l’amministrazione comunale ha facoltà di interpellare il comitato di quartiere o frazione, relativamente agli interventi che riguardano direttamente o indirettamente l’ambito territoriale del proprio quartiere o frazione”. Troppo poco, secondo i benicomunisti e gli indipendenti, che avrebbero accettato però un compromesso dove si menzionasse il fatto che la giunta interpellerà “di regola” i comitati. Nulla da fare.
 
I consiglieri di sinistra hanno denunciato di essere stati gabbati: “Ero uscito dall’ultimo incontro dei gruppi di minoranza convinto che l’emendamento proposto non parlasse di consultazioni ‘a facoltà’, ma ‘di regola’” ha detto Claudio Bongiovanni (Cuneo Mia). Il centrodestra ha replicato che sono stati loro a cambiare le carte in tavola: “All’ultima riunione della minoranza ci siamo messi d’accordo, ma ci è stato detto all’uscita che era già stato presentato un ordine del giorno. Intestardirsi sarebbe vanificare il lavoro fatto” ha risposto Franco Civallero (Forza Italia) a Sturlese. A finire sotto il fuoco non troppo amico di una parte della minoranza è stata Noemi Mallone: “Non ha tutelato la minoranza e ha sposato le tesi della maggioranza per trarre una piccola soddisfazione politica” ha accusato Giancarlo Boselli (Indipendenti). La presidente della commissione, dal canto suo, ha affermato: “Avete presentato un ordine del giorno del quale non capisco il senso, si manca di rispetto ai consiglieri che hanno lavorato per un anno”. Toni ancora più infuocati nell’invettiva che è valsa a Sturlese l’allontanamento dall’aula: “non capisci un c...” rivolto al collega di Crescere Insieme Mario Di Vico, che aveva denunciato una speculazione politica in vista delle regionali. “Non tollero di essere accusato di fare campagna elettorale, non appartengo a nessun partito” ha poi precisato, una volta rientrato nell’assemblea, il barricadero decano della sinistra civica.
 
Per Sturlese dietro al braccio di ferro ci sarebbe “un rapporto privilegiato tra singoli comitati di quartiere e singoli assessori o consiglieri”: “Politicamente questo è il nodo di fondo, ed è per questo che la maggioranza non accetta la nostra proposta e non vuole interrompere questo rapporto patologico”. Dalla maggioranza, però, qualcuno ha obiettato: c’è una possibile contraddizione con il regolamento comunale. “Non si può porre un ‘obbligo’ di consultazione: se vogliamo farlo, dobbiamo modificare lo statuto” è l’opinione espressa dall’ex presidente del Consiglio comunale Nino Pittari, indipendente di maggioranza. Una nota polemica, per una volta, è arrivata dalla sindaca: “In una conversazione privata c’è stato anche chi mi ha detto ‘mettete l’espressione ‘dovrà consultare’ e se poi non lo fate fa lo stesso’: cerchiamo di essere seri”.
 
A parte questa diatriba - e il tema, controverso ma meno dirimente, delle sedi per i comitati - c’è da dire che il testo approvato a maggioranza non scontenta troppo nemmeno chi ha votato contro: “Nessuno dice che non sia un buon regolamento” ha confermato Boselli. Piace l’ufficializzazione del diritto di parola in commissione consiliare per gli esponenti dei comitati di quartieri e frazioni, come pure l’istituzionalizzazione della consulta e delle tre “miniconsulte” (Oltrestura, Oltregesso e Altipiano) che potranno interloquire con l’amministrazione: “Nel nuovo regolamento i comitati non hanno solo una funzione consultiva ma anche poteri d’iniziativa” è la principale rivendicazione di Noemi Mallone.
 
I mugugni tuttavia non mancano e non arrivano solo dai consiglieri in dissenso. Contro l’assenza di un obbligo di consultazione si erano già espressi in commissione alcuni presidenti di comitato tra cui quello di Cuneo Nuova Andrea Odello (candidato alle ultime elezioni con Crescere Insieme, a sostegno dell’attuale giunta) e si sono pronunciati nei giorni seguenti i comitati del San Paolo e di San Rocco Castagnaretta. Uno strappo, quello con una parte dei rappresentanti dei quartieri, che almeno per ora appare difficile da ricucire.

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