CUNEO - Cuneo, l’ultimo capitolo della storia militare nelle vicende dell’ex frigorifero

Da dispensa della caserma ‘Leutrum’ a set di un film di Monicelli, il fabbricato è in attesa di conoscere il suo futuro dopo un passato travagliato

Andrea Cascioli 08/06/2019 14:24


È in corso negli spazi dell’Open Baladin di Cuneo la ‘giornata di ispirazione collettiva’, indetta dalla Fondazione CRC e guidata dal team di SocialFare, per la riqualificazione dell’ex Frigorifero Militare.

Lo spazio, usato in passato come deposito dell’esercito e ora fatiscente, è stato acquistato a inizio anno dalla Fondazione che si ripropone di riportarlo a nuova vita, confrontandosi con le proposte della cittadinanza. Gli Inspirational Talks e il laboratorio pratico e creativo Co-Design ospitati dal Baladin servono appunto a raccogliere punti di vista differenti e scenari d’ispirazione.

La giornata è stata aperta, dopo i saluti del sindaco Federico Borgna e del presidente della Fondazione CRC Giandomenico Genta, dall’intervento dell’architetto Roberto Albanese che ha offerto ai numerosi presenti un’avvincente incursione storica sugli eventi che hanno interessato l’edificio nel corso dei secoli.

La vicenda può essere fatta incominciare addirittura al 1560, l’anno in cui il duca Emanuele Filiberto di Savoia visita la città in compagnia dell’ingegner Francesco Paciotto. Solo tre anni prima il condottiero al comando di un’armata ispano-piemontese aveva sbaragliato le truppe francesi a San Quintino, al fianco di quel Carlo Manfredi di Luserna che nello stesso 1557 aveva respinto da Cuneo gli assedianti francesi. Tornato in possesso del territorio sabaudo, il duca ‘Testa di ferro’ intraprende un riassetto di tutte le principali piazzeforti tra cui la città-fortezza di Cuneo, che diventerà la più importante nel Piemonte meridionale. La costruzione della Cittadella affidata al Paciotto prende avvio nel 1562 con la demolizione del vecchio quartiere Quaranta insieme alla prima chiesa di Sant’Ambrogio.

Un secolo esatto più tardi, un’immagine dell’assetto della città a metà del XVII secolo ci è offerta dalla tavola ‘a volo d’uccello’ disegnata da Giovenale Boetto nel 1662 per il Theatrum Sabaudiae. Vi appare un centro abitato privo di strutture militari al suo interno, dove la Cittadella è ormai in rovina. Primeggiano i grandi complessi conventuali dei Francescani e dei Cappuccini, insieme a quelli monastici delle suore di Santa Chiara e dell’Annunziata. Ma la militarizzazione dell’abitato riprende con nuovo impulso sul finire del Seicento, nel tentativo di consolidarne la destinazione militare, mediante la costruzione del ‘Quartiere Grande’ e della nuova fabbrica dell’Arsenale (poi trasformato in mattatoio), a cui seguiranno a inizio Settecento la costruzione delle Carceri e dell’Armeria per l’artiglieria. Fra il 1693 e il 1694 prendono avvio i lavori della caserma Leutrum secondo il progetto di Onorato Guibert, l’ingegnere ducale che dal 1691 sovrintende alle fortificazioni di Cuneo.

Il fabbricato dell’ex Frigorifero, oggi infestato dalla vegetazione e compreso tra gli odierni corso Kennedy, via Sette Assedi e via Manfredi di Luserna, sorgerà 160 anni più tardi come ampliamento della ‘Leutrum’, su quella porzione del giardino conventuale di San Francesco che il ministero della Guerra sabaudo acquista per erigervi un basso edificio a manica rettangolare, esteso per circa 64 metri lungo via Sette Assedi e per 20 metri dal lato di corso Kennedy, dove si salda all’ex caserma. Nella costruzione in mattoni a un piano, dotata di due ingressi carrai e due pedonali, prende posto un ampio vano con quattro vasche destinate alla conservazione delle derrate alimentari in salamoia. Esistevano poi altri ambienti con celle frigorifere, depositi di alimenti, ma anche uffici e sale macchine.

È da notare come, anche dopo l’abbattimento delle fortificazioni in epoca napoleonica, per la città di Cuneo il mantenimento di un forte contingente militare assicuri un’importante fonte di entrate. La presenza dei soldati si rifletteva anche sulla vita sociale urbana, e in particolare su quello che era allora - ed è rimasto ai giorni nostri - il principale svago della popolazione: la passeggiata sotto i portici di via Roma. Dal momento che il rione di Stura ospitava le grandi strutture militari, oltre ai fabbricati assistenziali dell’ospedale Santa Croce, in quest’area sorgevano molte osterie e taverne. Per questo il porticato della via maestra sul lato Stura era affollato da soldati in licenza che approcciavano le cameriere indaffarate negli acquisti, nonché da uomini di fatica con le gerle e da contadini con i caratteristici cappelli a larghe falde, avvolti nelle loro mantelle. La divisione sociale diventò così evidente che i portici di questo lato presero ad essere chiamati ‘portici democratici’ o ‘portici dei poveri’, mentre quelli del lato Gesso, meno affollati e frequentati dal mondo elegante della nobiltà e della ricca borghesia, divennero i ‘portici aristocratici’.

Ancora al termine della seconda guerra mondiale il Frigorifero svolgeva la sua funzione originaria. Le autorità militari ne concessero infatti l’utilizzo al Comune, a patto che ne assicurasse la manutenzione. L’edificio si può scorgere intatto, con il tetto e le facciate intonacate, in alcuni fotogrammi del film ‘I compagni’ di Mario Monicelli, girato nel 1963 tra Cuneo e Torino. Il personaggio del professor Sinigaglia, interpretato da Marcello Mastroianni, è protagonista di quelle scene girate in piazza Virginio.

A rendere obsoleto il complesso ottocentesco sarà infine la costruzione del nuovo frigorifero nel Mattatoio. Quando nel 1982 il Comune acquista l’ex caserma ‘Leutrum’ per dar vita a un progetto di edilizia popolare il basso fabbricato attiguo, ormai abbandonato, rimane di proprietà dello Stato. Già dieci anni più tardi il degrado della struttura è evidente e il demanio deve intervenire per demolirne l’intera copertura. Nel 2009, il Comune si è finalmente avvalso della prelazione per acquistare dall’Agenzia del Demanio l’immobile, che è ora nelle mani della Fondazione CRC, in attesa di conoscere il suo destino.

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