CUNEO - Cuneo vuole le comunità energetiche: “Ma il modello non è Magliano, troppi costi”

La scuola di Madonna dell’Olmo fa da apripista. Il Comune ha una partnership con Acda e ora punta a dotarsi di uno statuto sulle energie rinnovabili

Andrea Cascioli 14/03/2024 19:20

Comunità energetiche rinnovabili: se ne fa un gran parlare da anni, ma solo negli ultimi giorni si è messo ordine alla materia a livello normativo. Il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) definisce la CER come “un insieme di cittadini, piccole e medie imprese, enti territoriali e autorità locali” che “condividono l’energia elettrica rinnovabile prodotta da impianti nella disponibilità di uno o più soggetti associatisi alla comunità”.
 
In provincia di Cuneo esiste già, dal 2020, un esempio che ha fatto scuola in tutta Italia: a Magliano Alpi, infatti, l’amministrazione comunale guidata da Marco Bailo ha avviato la prima comunità energetica rinnovabile della penisola. Nata in piena pandemia Covid, l’associazione privata era costituita ai primordi da sette persone, sindaco compreso, e sostenuta dall’impianto fotovoltaico da 20 kilowatt che proprio durante il primo lockdown era stato installato sul tetto del municipio.
 
Il vicino capoluogo, però, non è rimasto con le mani in mano. Nel 2022 il Comune di Cuneo si è candidato al bando Nuove energie di Fondazione CRC, chiedendo ad Acda una collaborazione attiva. L’azienda pubblica dell’acqua, sempre più presente nel settore delle energie rinnovabili, non si è tirata indietro: “Siamo tra i primi comuni in Italia che stanno prendendo una direzione ben chiara rispetto alla creazione di una comunità energetica rinnovabile” ha annunciato l’assessore ai Lavori Pubblici Luca Serale nel corso di un’apposita riunione a commissioni congiunte, convocata martedì scorso per discutere l’adozione di una bozza di statuto.
 
Una bozza ampliata solo qualche giorno prima, spiega il vicesindaco, rispetto a una modifica che il governo ha introdotto due settimane fa: “La legislazione è in fortissimo fermento”. “Siamo partiti in questa nuova consiliatura - ha ricordato Serale - con episodi negativi dal punto di vista dei prezzi, visto lo scoppio della bolla dell’energia: non ci siamo fatti trovare impreparati, creando il tavolo della sostenibilità energetica e iniziando a ragionare sulle politiche di sostenibilità che può portare avanti un’amministrazione”. Cuneo si propone così di “essere da guida anche rispetto ad altri comuni che vogliano intraprendere il percorso che da qualche mese portiamo avanti in collaborazione con la Fondazione CRC”.
 
Stefano Barbero, funzionario del settore Energie rinnovabili di Acda, ha illustrato a grandi linee il senso dell’iniziativa: “La CER è un soggetto giuridico autonomo con partecipazione a carattere volontario: significa che chiunque può entrare o uscire dalla comunità energetica senza vincolo. L’obiettivo è fornire benefici ambientali ed economici ma soprattutto sociali. Non è il profitto finanziario, cosa che differenzia le CER dai conti energia”. La comunità può sfruttare impianti - anche di proprietà terza - fino a un massimo di 1 megawatt di potenza: del riparto dell’energia condivisa si occupa un referente e i clienti finali possono recedere in ogni momento dall’autoconsumo. L’incentivo all’energia condivisa nelle nostre zone, per impianti sotto i 200 kW, si aggira intorno ai 13 centesimi per kilowatt ora. Ma la CER offre anche altre possibilità, tra cui quella di costituire una sorta di “gruppo di acquisto” presso un fornitore di energia.
 
A Cuneo si è deciso di iniziare da una scuola, quella di Madonna dell’Olmo: qui è stato installato un impianto fotovoltaico da 19,8 kW. “La produzione in termini economici equivale a circa 4mila euro all’anno di risparmio diretto per l’edificio” ha sottolineato Barbero: “Sarà questa la prima di una, si spera, lunga serie di impianti rinnovabili che andranno a fare parte della CER”. L’esempio a cui si guarda, però, non è quello dei pionieri maglianesi: secondo il funzionario Acda, “la comunità energetica di Magliano ha risvolti negativi perché ha creato un costo”.
 
Se in linea di massima tutti i consiglieri vedono di buon occhio questa innovazione, a suscitare perplessità è la fisionomia “scarna” della bozza presentata. Oltre ad alcuni possibili inciampi regolamentari che hanno fatto drizzare le antenne a Giancarlo Boselli: il capogruppo di Indipendenti ha lamentato il mancato coinvolgimento della commissione Statuto e regolamenti, giudicando il fatto “significativo non tanto di una volontà di prevaricare come strategia politica, perché non siete così raffinati: lo fate proprio perché distratti da divisioni e spaccature che non vi consentono di essere lucidi”. Beppe Lauria (Indipendenza!) ha aggiunto una perplessità di fondo: “Dovremmo ragionare in termini politici su quello che il Comune vuole fare” ha osservato l’esponente della destra sociale, aggiungendo che “i benefici non mi sembrano così eclatanti”.
 
“Si arriva già con uno statuto pronto e non sappiamo in che percentuale il Comune faccia parte della comunità energetica, con quali ruoli, chi lo rappresenterà e con quali emolumenti” ha aggiunto Claudio Bongiovanni (Cuneo Mia), chiedendo la convocazione di una commissione ulteriore “per discuterne in modo più approfondito”. Da Ugo Sturlese (Cuneo per i Beni Comuni) c’è diffidenza verso i “toni trionfalistici” della maggioranza, giudicati “davvero fuori luogo”: “Nella passata consiliatura c’erano stati almeno tre ordini del giorno della minoranza, a partire dai Cinque Stelle, ai quali ci eravamo volentieri associati. Bisognerebbe capire cosa stia succedendo, perché finora il Comune non è stato un grande promotore di comunità energetiche”.

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