BORGO SAN DALMAZZO - "Da Vigile del Fuoco ho visto scene impressionanti, ma mai come quella al confine tra Polonia e Ucraina"

Il racconto di Roberto Dutto, di Borgo San Dalmazzo, nei giorni scorsi a Korczowa e Przemysl per consegnare aiuti e per portare in Italia alcuni profughi di guerra

Andrea Dalmasso 09/03/2022 11:17

Ho fatto per una vita il Vigile del Fuoco, quindi ho avuto spesso a che fare con circostanze impressionanti. Alluvioni, terremoti, disastri naturali. Raramente, però, ho visto situazioni come quella che ho vissuto in questi giorni al confine tra Polonia e Ucraina. Migliaia di persone ammassate su brandine, spaventate, soprattutto donne e bambini anche di pochi mesi, in fuga dal loro paese e in attesa di capire quale sarà il loro destino”. A parlare è Roberto Dutto, residente a Borgo San Dalmazzo, Vigile del Fuoco in pensione, che nei giorni scorsi ha preso parte alla missione umanitaria organizzata da Specchio dei Tempi e Arca Solidale, una onlus di Volpiano nata originariamente per ospitare i bambini di Chernobyl. A bordo di un pulmino con carrello fornito dall’Associazione Nazionale Vigili del Fuoco in congedo, insieme ad un collega, Dutto ha viaggiato fino a Korczowa, in Polonia, a pochi chilometri dall’Ucraina. Partita da Volpiano, la “missione” era composta anche da un altro pulmino da 9 posti e da un pullman da 60 posti messo a disposizione dalla Benese. L’obiettivo era portare aiuti donati da aziende, associazioni e privati (in particolare vestiti e generi alimentari) per poi portare in Italia i profughi in fuga dall’Ucraina. 
 
Dopo aver consegnato il materiale a Korczowa, - racconta Dutto - ci siamo recati a Przemysl, a circa 20 chilometri dal confine con l’Ucraina. Lì in un centro commerciale dismesso è stato allestito un centro di accoglienza. Ci sono migliaia di persone in arrivo dall’Ucraina, la Polizia è presente ma la gestione non è facile, ci sono anche episodi di delinquenza. Per questo non è stato semplice convincere le persone a seguirci e farsi accompagnare al sicuro in Italia: c’è diffidenza, ed è comprensibile. In più molti sono convinti che il conflitto si risolverà a breve e sperano di fare ritorno in Ucraina tra poco tempo, sperano non ci sia bisogno di allontanarsi. E ancora, si tratta in gran parte di donne che hanno lasciato mariti, figli e fratelli in patria a combattere: non è semplice per loro accettare di fuggire”. 
 
Anche grazie al lavoro di una interprete, al suo ritorno il convoglio ha portato in Italia 64 profughi, come detto in gran parte donne e bambini. Alcuni sono stati accompagnati da parenti a Udine, Verona e Brembate, gli altri nel torinese, dove alcune famiglie hanno già dato disponibilità ad accoglierli. Per le prossime settimane non è escluso un secondo viaggio in Polonia, ma al momento non sono state definite date precise.

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