CUNEO - Dagli Stati Uniti alla Polonia, la notizia del 20 a 0 ha fatto il giro del mondo

La vittoria dei biancorossi sulla Pro (poi annullata dal GS) è stata ripresa da tutti i quotidiani del pianeta e il nome della città di Cuneo associato alle nefandezze del calcio: non un bel biglietto da visita

s.m. 19/02/2019 10:59

Mai il nome della città di Cuneo è stato alla ribalta mondiale come nella giornata di ieri. Il motivo? No, le Alpi del Mare non hanno avuto il riconoscimento Unesco. Qualcosa sui vini e i paesaggi delle Langhe? Nemmeno. Non c'entrano nulla neppure Alba e i suoi tartufi. 
 
A contribuire ai quindici minuti di celebrità di Cuneo nel mondo è stata la sua squadra di calcio. Già, proprio quella alla quale ieri sono stati comminati altri otto punti di penalizzazione e che è arrivata ad avere un meno quindici in classifica a causa delle inadempienze societarie e che domani, mercoledì 20 febbraio, è attesa in tribunale per 'chiarimenti' sull'attività amministrativa.
 
La vittoria per venti reti a zero sulla Pro Piacenza ridotta a giocare in sette (poi annullata dal Giudice Sportivo) ha fatto il giro del mondo, mettendo all'attenzione internazionale lo stato in cui versa il calcio professionistico italiano, piazza di Cuneo compresa. Tutti i mezzi d'informazione del pianeta hanno ripreso la notizia: dalla Spagna all'Inghilterra, dalla Francia alla Polonia, dalla Germania agli Stati Uniti. Perfino il leggendario Washington Post ha dedicato un articolo alla partita.
 
Per il calcio italiano una figura da cioccolataio planetaria, ma anche la città di Cuneo non ne esce bene. Il vedere associato il proprio nome alle nefandezze della terza serie italiana non è un bel biglietto da visita per il capoluogo della Granda, perlopiù tenendo conto che la notizia dei nuovi punti di penalità e della maximulta da 350 mila euro ha avuto una eco decisamente maggiore a quella che avrebbe avuto in condizioni normali. La società di corso Monviso naviga a vista e il futuro immediato non può che riservare altre figure barbine, ma oramai ci stiamo facendo il callo.

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