CUNEO - Dal 1974 a oggi sono quattro i cadaveri 'senza nome' in provincia di Cuneo

Di loro non rimane che qualche riga in un elenco predisposto dal Ministero dell'Interno. Nella Granda il caso più lontano nel tempo è del 1980

Samuele Mattio 30/06/2019 09:05

Era il 17 maggio del 2006 quando un uomo venne investito da un treno a Robilante, lungo la tratta ferroviaria Cuneo-Nizza. A tredici anni di distanza dall'episodio, di lui si sa poco o nulla, se non che aveva un tatuaggio tribale sulla scapola sinistra. Età tra i trenta e i quarant'anni, non molto alto (168 cm), normopeso, capelli neri e 'razza caucasica'. 
 
Chissà se qualcuno si è mai chiesto dove fosse finito quell'uomo che ha deciso di porre fine alla propria vita lanciandosi sotto un convoglio. Una storia come tante o forse un'avventura particolare. Una vita di stenti o un percorso costellato da successi e una volontà troppo fragile per reggere l'onda d'urto di una quotidianità pressante. Un passionale o un cinico pronto a tutto. Chi c'era dentro quel corpo inerme? Molto probabilmente non lo sapremo mai, a meno che il destino o chi per lui non voglia dare nuova prova della sua inintelleggibilità. 
 
Quello di Robilante non è certo l'unico caso: si chiamano cadaveri 'non identificati' e in tutta Italia sono centinaia. Nel 2007 il Ministero dell'Interno ha previsto un Commissario straordinario per le persone scomparse, decidendo di dare vita a un elenco dei morti senza nome che viene sistematicamente aggiornato ogni sei mesi. L'ultima versione resa disponibile sul sito del Ministero dell'Interno risale a fine 2016. Dal 18 marzo di quest'anno il ruolo di commissario è ricoperto dal prefetto Giuliana Perrotta.
 
In provincia di Cuneo si contano altri tre casi, tutti uomini. La vittima di un incidente stradale avvenuto a Mondovì nel febbraio del 1980, di cui si sa solo che era alto 167 cm e che aveva i capelli e gli occhi castani. L'età? Intorno ai 45 anni, ma è un'ipotesi. Sempre sotto la Torre dell'Orologio, nell'agosto del 1983, un uomo fu ritrovato nel greto del torrente Ellero in avanzato stato di decomposizione, di lui è rimasto solo il numero di scarpe: il 41. Anche qui impossibile dare un'età: 55 anni, forse 60. Anch'egli aveva scelto di porre fine alla propria esistenza o è stato portato a farlo? Qualcuno lo ha spinto nel fiume in piena? Altri interrogativi che rimarranno irrisolti così come l'ultimo avvenimento in ordine temporale, il ritrovamento di un corpo senza vita a Neive il 4 marzo 2007: in questo caso c'è solo l'età, per giunta ipotizzata. Trentenne, forse qualcuno in più, chissà se 'li portava bene' o se sulla carta d'identità ne aveva meno.

L'anno in cui si è iniziato a catalogare i corpi era il 1974. Da quel giorno l'elenco si è allungato giorno dopo giorno. Uomini e donne di cui nessuno ha reclamato la salma. Nella tabella il luogo del ritrovamento di un cadavere, la data e qualche dettaglio. Allargando lo sguardo all'Italia i casi curiosi sono molti e corposo è il tabulato degli oggetti ritrovati. Alcuni neutri: un orologio Casio, un reggiseno 'Lovable', un braccialetto con la scritta 'I love you'. Altri che dicono molto del modo in cui la vittima ha trovato la morte: “Rinvenuto completamente nudo e zavorrato con corde, catene e lastre ferrose”. Di certo non ha fatto da solo.

Alla fine della lettura dell'elenco ci si sente come una frase scritta sulla sabbia in una spiaggia affollata d'estate. Chi riposa al cimitero pianto dai suoi cari sembra quasi fortunato.

È notizia di questi giorni che la lista potrebbe allungarsi di un'unità. In un incidente avvenuto martedì 25 giugno a Mondovì ha perso la vita un giovane ghanese, di cui la Polizia Municpale sta ancora cercando le generalità. Va detto che in questo caso non è chiaro se sia la forza pubblica a non voler diffondere il nome per motivi ora ignoti o se si tratta effettivamente di un caso irrisolto. L'auspicio è che il computo dei 'cadaveri senza nome' resti fermo a quattro.

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