BORGO SAN DALMAZZO - 'Dal nostro punto di vista il biodigestore di Borgo San Dalmazzo non è necessario, è indispensabile'

La direttrice di Acsr Cristiana Giraudo e il tecnico che ha redatto lo studio di fattibilità Federico Valentini hanno incontrato i giornalisti illustrando il progetto: restano alcune incognite

Andrea Dalmasso 13/02/2020 14:55

Oggi per trattare una tonnellata di FORSU spendiamo 35 kw/h per bagnarla, darle aria e movimentarla, il tutto per 90 giorni. Con la digestione anaerobica questo fabbisogno si riduce a un terzo e si producono 180 metri cubi di biogas, con conseguente ritorno economico. Il vantaggio energetico è enorme: di certo non cambiamo il mondo con questo biodigestore, ma se ci interessa partecipare al processo di evoluzione delle tecnologie e delle politiche ambientali, questo impianto non è necessario: è indispensabile”. Così Federico Valentini, l'agronomo che ha redatto lo studio di fattibilità del nuovo biodigestore di Borgo San Dalmazzo, ha concluso il suo intervento nell’incontro organizzato stamattina, giovedì 13 gennaio, presso l’impianto in località San Nicolao, in cui i vertici di Acsr hanno illustrato il progetto del nuovo impianto: un confronto che aveva l’intento di essere “chiarificatore”, dopo le polemiche sfociate nella creazione di un comitato “No al biodigestore” e l’accesa discussione del tema anche nel Consiglio comunale di Borgo San Dalmazzo.
 
Ad aprire la mattinata è stata Cristiana Giraudo, direttrice di Acsr, che ha illustrato le attività e gli impianti attualmente esistenti nel sito. Oggi San Nicolao ospita la ex discarica, chiusa nel 2009 e in fase di post gestione, l’impianto di selezione del rifiuto indifferenziato, quelli di selezione carta e plastica e quello di compostaggio dei rifiuti organici. Il bacino d’utenza è quello dei 54 Comuni soci di Acsr.
 
La proposta progettuale prevede l’inserimento di una sezione di digestione anaerobica nell’impianto di compostaggio dei rifiuti organici. L’intervento si comporrebbe della costruzione di un biodigestore, l’inserimento di una sezione di “upgrading” per la purificazione del biogas e dell’allaccio alla rete Italgas. “L’iniziativa - ha spiegato Valentini - nasce da un’esigenza ambientale, per sfruttare al massimo la quantità di rifiuti organici: oggi utilizziamo solo il compost e così facendo si spreca sostanza che potrebbe essere valorizzata. Le direttive europee ci suggeriscono di andare in questa direzione”.
 
Nel biodigestore andrebbero conferiti il legno, il verde e la frazione organica da raccolta differenziata (FORSU) di tutta la provincia di Cuneo, non più solo quelli dei 54 Comuni di Acsr: il biogas andrebbe poi raffinato nella sezione di upgrading, mentre il digestato finirebbe nell’impianto di compostaggio e trasformato in un compost che secondo Acsr sarebbe di qualità maggiore rispetto a quello di oggi, che di norma viene regalato agli agricoltori della zona. Secondo Acsr il nuovo impianto porterebbe a miglioramenti sensibili in termini di emissioni, di odori e di rumore.
 
I numeri dei rifiuti in ingresso nell’impianto sono quelli già illustrati negli scorsi mesi: il FORSU passerebbe da 10.500 a 35 mila tonnellate all’anno, il verde da 7.600 a 10 mila all’anno. Il riconoscimento economico per il Comune di Borgo San Dalmazzo? Il contributo passerebbe da 4 a 6 euro per ogni tonnellata di rifiuti in ingresso nell’impianto, vale a dire 270 mila euro all’anno considerando solamente FORSU, legno e verde, 400 mila circa in totale secondo la direttrice di Acsr e il sindaco Beretta.
 
Nel 2018, secondo quanto spiegato da Cristiana Giraudo, i quattro consorzi della provincia di Cuneo (oltre ad Acsr quelli di albese, monregalese e saluzzese) hanno prodotto 27.800 tonnellate di FORSU: secondo le previsioni di Acsr, però, con la previsione di incremento della raccolta porta a porta in tutti i consorzi si riusciranno a raggiungere le 35 mila tonnellate. Proprio la possibilità di conferire nell’impianto il fabbisogno di rifiuti necessario a renderlo efficiente era stato al centro delle critiche del “fronte del no” nelle scorse settimane.
 
Altra incognita la disponibilità degli altri consorzi cuneesi a portare i rifiuti organici a Borgo San Dalmazzo: “Da parte del consorzio albese c’è già un accordo quadro, - ha spiegato Cristiana Giraudo - mentre da parte degli altri due ci sono state dichiarazioni di intenti, poi le decisioni saranno prese in base alle tariffe che stabiliremo”. La disponibilità dei consorzi del monregalese e saluzzese, insomma, sarà in ogni caso assoggettata alla condizione della convenienza economica. “La necessità di un impianto provinciale per smaltire l’organico - ha continuato la direttrice di Acsr - è comunque già stata manifestata anche in sede di ATO (l’assemblea che riunisce i quattro consorzi, ndr)”. 
 
Un altro dei punti che restano da chiarire è la destinazione degli impianti di selezione carta e plastica. Inizialmente lo studio di fattibilità ne prevedeva l’eliminazione: in questo caso Acsr porterebbe carta e plastica presso l’impianto di Magliano Alpi, che andrebbe quindi a sua volta riqualificato e riadattato. Questa sembra ad oggi l’opzione più probabile, ma dopo le osservazioni della Provincia, che ha assoggettato il progetto a Valutazione di Impatto Ambientale, Acsr sta valutando anche un’alternativa: mantenere gli impianti di selezione di carta e plastica eliminando invece il “biotunnel”, l’impianto di stabilizzazione della frazione organica derivata dai rifiuti indifferenziati, che oggi viene trattata a San Nicolao e poi trasferita a Magliano Alpi per lo smaltimento. In questo caso la citata frazione organica sarebbe portata direttamente nel monregalese. Ciò che è chiaro ad oggi è che una soluzione escluderà l’altra: nel sito manca lo spazio fisico per ospitare entrambi gli impianti.
 
Il biodigestore, come noto, dovrà entrare in funzione entro il 31 dicembre 2022, in modo da accedere agli incentivi corrisposti dal GSE. Una condizione, questa, di fatto imprescindibile per la realizzazione dell’impianto: “Se nel percorso progettuale ci dovessimo accorgere che il rischio di “sforare” è alto - ha spiegato Valentini - sicuramente ci fermeremmo. In ogni caso, abbiamo buone ragioni per credere che il termine sarà prorogato”. Quello dei tempi, in ogni caso, sembra essere uno dei nodi principali. Per la Valutazione di Impatto Ambientale, secondo quanto sostenuto nell’ultimo Consiglio comunale dal sindaco Gian Paolo Beretta, potrebbe servire circa un anno, e un altro anno è quello stimato per la costruzione dei nuovi impianti. In più i tempi per la redazione del progetto definitivo, gli iter autorizzativi e l’affidamento dei lavori.
 
Alcune incognite e alcuni aspetti da definire con più precisione, insomma, restano, e la sensazione è che il tema del nuovo impianto farà discutere ancora: lunedì 17 febbraio a Borgo San Dalmazzo inizierà la raccolta firme promossa dal comitato “No al biodigestore”.
 
 
 

Notizie interessanti:

Vedi altro