CUNEO - Emergenza casa, parla la Caritas: “Cuneesi diffidenti nell’affittare a stranieri”

Con il progetto Habitat l’ente diocesano offre soluzioni abitative a immigrati e famiglie in difficoltà. Ora si pensa a un dormitorio femminile per le donne senzatetto

Micol Maccario 08/04/2024 14:55

Il costo della vita continua ad aumentare, ma gli stipendi sono fermi da anni e trovare un lavoro ben retribuito e continuativo non è più facile come qualche decennio fa. Il nuovo rapporto della Caritas Cuneo-Fossano riporta un quadro preoccupante, caratterizzato da un numero sempre più elevato di persone povere anche nel territorio cuneese e di un grave problema abitativo.
 
Sommando gli accessi al centro di ascolto diocesano e alle Caritas parrocchiali, sono 1.617 le persone che hanno chiesto aiuto, mentre nel 2022 erano state 1.318. La situazione è peggiorata in particolare a Cuneo, dove si è registrato un aumento del 48% delle richieste rispetto al 2022. “Questo aumento si spiega in parte perché abbiamo ripreso a registrare tutti gli accessi in mensa, cosa che dopo il Covid non era più stato possibile fare. Ma, al di là di questo, c’è stato un significativo aumento degli accessi”, spiega Enrico Manassero, direttore della Caritas diocesana di Cuneo-Fossano.
 
Due sono gli elementi centrali utili a descrivere la situazione: lavoro povero e solitudine: “C’è un aumento delle persone che hanno meno di trentacinque anni e che vengono da noi a chiedere aiuto. A volte non hanno un lavoro, ma altre ce l’hanno, solo che è un lavoro povero, che non dà uno stipendio sufficiente per mantenere la propria famiglia e i costi di una casa. Sono lavori sottopagati, a collaborazione occasionale, che non danno alcuna garanzia sul lungo periodo. C’è poi il problema della solitudine, in particolare tra i più anziani. Le pensioni di 700-800 euro che qualche anno fa bastavano a coprire tutte le spese oggi non bastano più”.
 
Legato a entrambi questi temi c’è quello della casa: tra coloro che si rivolgono alla Caritas alcuni hanno problemi nel mantenere i costi legati alla propria abitazione. Altri, invece, incontrano ostacoli a priori, cioè nella ricerca di un luogo in cui vivere: “Ci sono persone che uno stipendio ce l’hanno, ma non trovano una sistemazione. Spesso sono stranieri, in particolare la diffidenza è nei confronti di quelli che arrivano dall’Africa. C’è una diffidenza cuneese - e non solo - nell’affittare a chi non è italiano”. Eppure, le case ci sarebbero, ma la paura di trovare un inquilino che non paghi o che non lasci più l’appartamento non è così remota. Per questo la Caritas ha proposto il progetto Habitat per cercare di creare una rete di supporto e rinsaldare il legame di fiducia tra inquilino e affittuario lavorando su piani differenti.
 
“In primo luogo, con Habitat vogliamo migliorare la strutturazione di quello che è già il nostro sistema di case. Sono circa 11-12 di proprietà della diocesi, date in comodato d’uso da privati e dal Comune. Solitamente qui accogliamo migranti, famiglie in difficoltà, persone senza fissa dimora. Non è una rete nuova, ma stiamo cercando di rinforzarla con un gruppo di lavoro composto da operatori della Caritas e da volontari”, spiega Manassero. Le due figure lavorano in sinergia perché al centro c’è proprio il processo di accompagnamento che prevede un sostegno con i permessi di soggiorno, la ricerca di un lavoro, il pagamento delle spese, la gestione economica della famiglia. Tutte queste attività sono efficaci, ma necessitano di un rapporto quasi individuale - e quindi impegnativo - che al proprio centro ponga la relazione.
 
Quando invece si verificano situazioni di autonomia, cioè la possibilità di una persona o una famiglia di vivere da sola e sostenere delle spese, entra in gioco un secondo livello. È stato attivato un accordo di collaborazione con l’organizzazione no profit specializzata sul fronte dell’abitare C.I.C.S.E.N.E. (Centro Italiano di collaborazione per lo Sviluppo edilizio nelle Nazioni Emergenti): “L’obiettivo è quello di lavorare con alcune realtà del territorio per favorire l’incontro tra proprietari di case e persone che hanno necessità di trovare una sistemazione dando una serie di garanzie al proprietario. Il problema è ricostruire un rapporto di fiducia e la Caritas vuole creare condizioni che permettano alle persone che possiedono case di metterle a disposizione. È un lavoro sociale sul territorio”. Il progetto all’inizio sarà sperimentale, partirà da poche case, due o tre su Cuneo e altrettante su Fossano. Se la sperimentazione di quest’anno funzionerà l’obiettivo sarà quello di condividere i risultati sul territorio, cercando di fare rete e di risolvere il problema.
 
Un altro discorso riguarda le donne senza fissa dimora: “Su Cuneo si registra una presenza costante di donne che vivono in strada e si appoggiano ai dormitori, ma a Cuneo manca un dormitorio femminile, vengono ospitate in quello della Croce Rossa, ma sarebbe necessario un piccolo dormitorio dedicato a loro e lo studio di micro percorsi di conoscenza delle situazioni specifiche per aiutarle”. Nel capoluogo della Granda esistono tre accoglienze notturne per chi ha bisogno: quella di emergenza della Croce Rossa, che è ad accesso libero e per cui basta presentarsi per avere un letto in cui trascorrere la notte, a cui si aggiungono due dormitori della Caritas “Claudio Massa” e “Città dei ragazzi”. Di questi, solo la Croce Rossa prevede cinque posti accoglienza per le donne.
 
Ma a Cuneo le associazioni che si occupano di donne vittime di tratta, vittime di violenza e donne sole non mancano. L’invito della Caritas è quello di fare ancora più rete per cercare di dare a tutte le persone un posto degno e sicuro in cui passare la notte.

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