CUNEO - "Esiste ancora l'etica nel giornalismo?"

Se lo chiedono gli attivisti piemontesi del Movimento 5 stelle, indignati dall'articolo di Vittorio Feltri sulla ragazza stuprata da Genovese

Redazione 26/11/2020 08:39

 
"I cocainomani vanno evitati. Ingenua la ragazza stuprata da Genovese": su Libero di ieri Vittorio Feltri ha commenta il caso dell'imprenditore che ha stuprato una 18enne, suscitando un vespaio di polemiche per il linguaggio usato. "Quanto alla povera Michela, mi domando: entrando nella camera da letto dell'abbiente ospite cosa pensava di andare a fare, a recitare il rosario?". "Sarebbe stato meglio rimanere alla larga da costui (...). Concediamole attenuanti generiche, ai suoi genitori tiriamo le orecchie", si legge tra l’altro. Lo scritto ha mosso diverse reazioni, tra queste quella degli attivisti piemontesi del Movimento Cinque Stelle, che riceviamo e pubblichiamo dalla consigliera comunale di Cuneo Silvia Cina. Ecco il testo:
 
"Le norme che regolano il comportamento del giornalista oltre ad essere contenute nel Codice della Privacy e, con riferimento alla cronaca su minori, nella Carta di Treviso, sono presenti nel codice di deontologia dei giornalisti del 1998.
 
Diventa difficoltoso, leggendo l’articolo di Feltri, trovare anche solo una minuscola ed invisibile particella di etica. Qui non si tratta di riportare i fatti per diritto di cronaca e che, anche se forti, possono fornire un’informazione di interesse pubblico per la collettività. Leggendo e rileggendo le parole oscene utilizzate, si fatica a mantenere la lucidità e a credere che si possa praticare la professione di giornalista, con questa vile modalità.
 
Come donne e uomini della collettività, non possiamo non segnalare questa violenza espositiva, questa mancanza di rispetto e questo nauseabondo medioevo.
Non possiamo non segnalare che i protagonisti di questa "non" informazione sono uno stupratore (poco importa se con capacità cognitive alterate da assunzione di sostanze stupefacenti, anche perché sono considerate aggravanti e non una sorta di giustificazione) e una "vittima" che merita di essere considerata come tale e, di conseguenza, essere supportata e aiutata. "No" è una parola breve ma molto significativa e chiara, nulla può giustificare una sua non recezione.
 
Ogni giorno combattiamo per uccidere il grande mostro dell'ignoranza, misoginia e patriarcalismo, la battaglia è ancora lunga e a dimostrarlo sono articoli scritti da uomini nascosti dietro la grande cultura che scelgono parole pesanti come macigni per trasformare una vittima in un colpevole.
 
A cosa servono le miriadi di iniziative, associazioni, eventi e manifesti contro la violenza in tutte le sue forme ed in particolare verso le donne, se articoli di questa bassezza vengono pubblicati e tollerati?"
 
Portavoce e Attiviste/i del MoVimento 5 Stelle Piemonte

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