CUNEO - Evasione fiscale, in Piemonte “mancano” 6 miliardi di euro

Un decimo degli incassi non viene dichiarato e in altre parti d’Italia va perfino peggio. Ma c’è una buona notizia: il “nero” sta calando, anche grazie alla tecnologia

Micol Maccario 23/07/2023 10:00

Ogni 100 euro incassati in Piemonte 10,2 non vengono dichiarati, per un totale che si aggirerebbe attorno ai sei miliardi. La stima è contenuta nel report della Cgia (Associazione artigiani e piccole imprese) di Mestre su elaborazione dei dati Istat del 2020 e raffigura una piaga che l’Italia non riesce a debellare.
 
L’evasione fiscale riguarda tutto il territorio nazionale, non c’è una regione che si salvi, ma è possibile individuare alcune differenze interne. In Italia, sono stati stimati 90 miliardi di evasione fiscale e contributiva nel 2020, come se ogni 100 euro di entrate ne venissero evasi 13,2. Bolzano è la provincia autonoma più virtuosa, con un’evasione di 9,3 euro ogni 100 incassati. Il divario tra nord e sud rimane evidente: in Calabria, ad esempio, ogni 100 euro 21,3 sono evasi, 20 in Campania e 19,2 in Puglia. “Si tratta di cifre doppie rispetto ai 10,6 euro che si registrano in Friuli-Venezia Giulia, ai 10,3 euro nel Piemonte, ai 10,2 euro nella provincia autonoma di Trento e ai 9,5 euro in Lombardia”, si legge nel report.
 
Le differenze riguardano anche le dichiarazioni dei redditi degli imprenditori individuali e dei lavoratori autonomi in contabilità semplificata (cioè il regime che coinvolge la maggior parte degli artigiani e dei piccoli commercianti). Al nord si dichiarano in media 33mila euro all’anno, al sud 10mila in meno. Nelle regioni settentrionali si dichiara il 43% in più, dato che aumenta se si analizzano le dichiarazioni dei redditi anche dei lavoratori autonomi e delle imprese individuali in contabilità ordinaria. In Lombardia gli autonomi dichiarano 35.462 euro, 32.992 in Piemonte. In Sicilia, invece, la media si attesta sui 23.946 euro, in Molise sui 19.610 euro e in Calabria sui 19.551 euro. La media nazionale è pari a 20.425 euro. Certo, è bene tenere presente che tali divari sono riconducibili in buona parte alle differenti situazioni economiche e sociali presenti nelle due macroaree italiane.
 
Ma una buona notizia c’è: l’evasione fiscale è in calo. Nel 2022 sono stati recuperati più di 20 miliardi dalla lotta all’evasione. In pochi anni, tra il 2015 e il 2020, le imposte evase a livello nazionale, sono scese di 16,3 miliardi di euro. Merito anche della digitalizzazione, che ha dato la possibilità di utilizzare strumenti come la fatturazione elettronica e l’invio telematico dei corrispettivi. Il tax gap stimato dal ministero dell’Economia - cioè la differenza tra le imposte effettivamente incassate e quelle che si incasserebbero in una situazione di perfetto adempimento - è sceso a 89,8 miliardi di euro.
 
Guardando la situazione nel suo complesso, nel 2022 sono state denunciate per violazioni penali tributarie 14.045 persone, e di queste 290 sono state arrestate. Significa che, in media, il 2% dei soggetti denunciati finisce in carcere. A segnalarlo è l’ufficio studi della Cgia, che ha elaborato i dati della Corte dei conti sull’attività effettuata dalla Guardia di finanza. Il numero dei denunciati nel tempo è rimasto sostanzialmente stabile. Per quanto riguarda gli arresti, il minimo storico è stato toccato nel 2016 (con 99 persone arrestate) mentre quello massimo è stato raggiunto nel 2021 (con 411).
 
Nel documento della Cgia si sostiene che l’attività punitiva non sia sempre una soluzione per forza efficace: “Sia chiaro, la lotta all’evasione passa anche attraverso l’azione repressiva che, nei casi previsti dalla legge, deve portare all’arresto di chi si rende responsabile di questi reati. Purtroppo, così come ha avuto modo di segnalare la Corte dei conti, fino ad ora non siamo stati in grado di ‘misurare’ l’efficacia di questa attività punitiva”. In sostanza, non esiste un’analisi che sappia valutare a posteriori gli effetti dell’azione repressiva, sia tenendo in considerazione le risorse recuperate sia per quanto riguarda la deterrenza.
 
L’evasione fiscale è un male che da sempre caratterizza il nostro Paese. In Europa, secondo l’ultimo rapporto della Commissione Europea, l’Italia fa tristemente da capofila nella lista degli Stati che evadono. Ai ventisette Stati membri sono mancati 93 miliardi. L’Italia è in testa con 26 miliardi di euro, seguita da Francia e Germania. I più virtuosi sono Finlandia, Estonia e Svezia.
 
Ma quindi, come combattere questa piaga? Secondo la proposta che emerge dal documento della Cgia, sarebbe necessario mettere a punto “in tempi rapidi un fisco meno aggressivo, più semplice, più trasparente e più equo, premiando chi produce, chi crea occupazione e genera ricchezza. Garantendo, allo stesso tempo, un gettito sufficiente a far funzionare la macchina dello Stato e ad aiutare chi si trova in difficoltà”. Oltre a questo, un ruolo è giocato dalla cultura delle persone e dal senso di responsabilità sociale e civile - spesso quasi totalmente inesistente - che ogni individuo dovrebbe maturare. Finché non faremo in modo che avvenga una svolta culturale probabilmente continueremo ad avere a che fare con gli stessi problemi che da decenni si ripropongono e che continuano a danneggiare pesantemente il nostro Paese.

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