CUNEO - Ex Lavatoi, niente più canone “simbolico” per il gestore

Un rinnovo tacito della concessione non è possibile, spiega l’assessore Spedale. I locali erano stati affittati a 250 euro l’anno, tenendo conto degli investimenti

Andrea Cascioli 01/02/2024 19:00

Il prossimo ottobre saranno passati vent’anni esatti dal recupero degli ex Lavatoi di Cuneo, affidati in concessione all’associazione Turismo Cultura Sport per essere destinati “ad attività culturali, didattiche e ricreative”. La concessione prevedeva un canone annuale a un prezzo simbolico, pari a 250 euro, che teneva in considerazione gli investimenti effettuati dal privato sull’immobile di via della Pieve.
 
Ora che l’accordo è in scadenza, spiega l’assessore al Patrimonio Alessandro Spedale, “vogliamo capire quale sarà il futuro di questo immobile”. Un accordo di rinnovo tacito non è possibile: “L’affitto era molto basso e prorogare significherebbe farlo alle stesse condizioni”. Di tutto questo, dunque, si parlerà in una prossima commissione consiliare. Nel frattempo il consigliere di Cuneo per i Beni Comuni Nello Fierro, richiamando la questione, si domanda se “quel luogo sia stato utilizzato in modo coerente con quanto previsto”, cioè con una destinazione culturale. In merito al futuro, aggiunge, occorre evitare di creare “un caso simile a quello della ex Casa della sostenibilità”, ovvero il chiosco del Parco della Resistenza.
 
Spedale ricorda di aver già risposto a un’interpellanza analoga nel primo mandato di Valmaggia, quando da assessore alla Cultura gli era stato posto il tema della coerenza con le finalità culturali indicate: “Ci sono stati concerti, corsi di cucina e lingue e collaborazioni culturali con l’associazione di Pistoletto, mostre fotografiche, serate di beneficenza, presentazioni varie, corsi di ballo, team building aziendale”. Tutto ciò, ammette l’assessore, a fronte del fatto che “non c’è una definizione su cosa sia ‘culturale’: era una convenzione prettamente patrimoniale”.
 
“Abbiamo capito - la replica dell’interpellante - che il senso di quelle parole era ‘sulla carta’ e l’interesse era recuperare il patrimonio e ridestinarlo alla città: adesso siamo in un’altra situazione”.

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