CUNEO - Ex Policlinico, convenzione in dirittura d’arrivo: “Dopo le feste la firma”

Il privato tiene “in ammollo” il Comune, nella speranza di costruire un piano in più. Intanto l’edificio casca a pezzi: ma a gennaio potrebbe arrivare la svolta

Andrea Cascioli 18/12/2023 18:55

L’anno prossimo saranno passati quarant’anni esatti dalla chiusura del Policlinico di Cuneo. Una vergogna lunga quattro decenni, verrebbe da dire, sintetizzando in una frase l’intera storia di un edificio ridotto a un guscio vuoto, piantato nel centro di Cuneo come un relitto.
 
Il Comune aveva perso la possibilità di acquistarlo nel 1998, sotto l’amministrazione Rostagno, venendo battuto all’asta da una società ligure. In seguito l’ex Policlinico è stato ceduto alla Sima Dati sas di Michele Angelo Manassero che ha ingaggiato un braccio di ferro per ottenere il cambio di destinazione d’uso. Alla fine l’hanno spuntata i privati che grazie alla variante 23, approvata nel marzo 2017 a due mesi dalla scadenza del primo mandato di Federico Borgna, hanno ottenuto la possibilità di costruire in cambio del versamento di extraoneri di urbanizzazione pari alla somma di 533mila euro. A gennaio 2020 la presentazione del progetto di recupero: un palazzo da 3300 mq con 28 alloggi e una parte adibita a ufficio. Il tutto in stile molto lontano da quello del condominio antistante su corso Dante e che a molti non era piaciuto, ma pazienza. Tutto finito, insomma? Manco per scherzo.
 
Perché nel frattempo è arrivata la legge regionale 7 del 2022 che ha fatto balenare la possibilità di ampliare la metratura: il governo ha impugnato il provvedimento, la Corte costituzionale dovrà pronunciarsi. Nel frattempo il degrado procede ignorando le battaglie a colpi di carte bollate: piccioni, erbacce, occasionali distacchi di calcinacci nell’indifferenza della proprietà e nell’impotenza delle autorità. Qualcosa dovrebbe finalmente cambiare, annuncia l’assessore al Patrimonio Alessandro Spedale, consapevole che “non possiamo far sì che il pronunciamento su questa legge tenga tutto sotto scacco”.
 
A novembre c’è stato un incontro con la società proponente e i firmatari del progetto: “La proprietà ha manifestato l’intenzione di procedere alla firma della convenzione, senza attendere l’esito dello scontro sulla legge” fa sapere Spedale. Certo, anche lui è consapevole che “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”: “Per questo abbiamo mandato ai proponenti una nota dove chiedevamo conto della data e del notaio prescelto per arrivare alla convenzione: meno di una settimana fa è arrivata la risposta dei proponenti che hanno confermato il proprio intendimento. Passate le feste, ci troveremo per arrivare alla firma”. Quanto agli interventi tesi a scongiurare i pericoli per la pubblica incolumità, “i proponenti hanno assicurato la massima attenzione, nel comune interesse a scongiurare rischi”.
 
Accoglie con ottimismo la notizia l’autore dell’ultima interpellanza sul tema, il consigliere Giancarlo Boselli di Indipendenti, che tuttavia rinnova l’invito ad un sopralluogo: “Gli interventi in attesa che inizino i lavori dovrebbero essere fatti con una certa urgenza, non lasciati alla formula generica dell’impegno. Sicuramente devono essere aperti i marciapiedi e dev’essere fatta una pulizia sull’area esterna, non possiamo attendere altri mesi in questo stato: il Comune può disporre gli interventi con addebito diretto alla proprietà”.
 
La stessa richiesta arriva da Beppe Lauria (Indipendenza!), artefice di molteplici interpellanze sull’ex Policlinico nei vari mandati: “Stiamo parlando di un signore che ha comprato una Cinquecento e ha ricevuto in regalo una Ferrari” dice l’esponente della minoranza, riproponendo una metafora già richiamata più volte. Dal cambio di destinazione d’uso, ricorda, sono passati sette anni: “Non si può continuare in questo modo, con i passaggi pedonali non fruibili, i rifiuti e l’erba alta. Esiste una legge che dice che laddove il privato non c’è il pubblico può intervenire, salvo addebitare al privato i costi dell’intervento”. Al privato “ingordo”, aggiunge, “qualcuno dovrebbe dire di darsi una mossa”.
 
Il cambio di destinazione d’uso è stato un’occasione persa per la città, insiste Ugo Sturlese (Cuneo per i Beni Comuni): “Sarebbe stato molto utile, in questo momento, utilizzare questi locali per una casa della salute. Ci siamo invischiati in questa ipotesi concedendo un cambio di destinazione capitato in mano a persone che hanno già avuto circa 700 mq in più e che pare non sia accontentino mai: ora vorrebbero costruire un piano in più. Il Comune non può assistere alla paralisi e alla bruttura che si sta mantenendo in un’area centrale di Cuneo”.

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