CUNEO - Export, "le recenti intese governative confermano le osservazioni delle PMI"

Invernizzi (Confapi e Inalpi): "Rendere protagonisti i medio-piccoli esportatori è un passaggio fondamentale per stabilizzare le crescita a due cifre". Nei primi sei mesi dell'anno Granda 17esima in Italia per fatturato estero

14/09/2017 18:38

Il recentissimo accordo quadro siglato fra sistema delle Camere di commercio e Ministero dello sviluppo economico (il cosiddetto Protocollo Unioncamere-MISE sull'export) viene giudicato con particolare ottimismo dalla galassia delle PMI anche cuneesi, "in quanto rappresenta, da parte del Governo, la presa d'atto di come sia necessario predisporre specifici strumenti di accompagnamento delle imprese medio-piccole sui mercati esteri. Nel contesto territoriale di nostra competenza, e che attraverso le sinergie da noi create si estende dalla provincia di Cuneo all'area Torinese, abbracciando anche il distretto di Parma per il capitolo Food, mettiamo le nostre esperienze associative e settoriali al servizio di strategie di internazionalizzazione in grado di semplificare i passaggi per l'approdo a destinazione, con successo, dei nostri esportatori". Così il Presidente della Confapi provinciale cuneese Pierantonio Invernizzi, che ribadisce tali concetti facendo riferimento anche alla più recente edizione della MilkFest di Inalpi organizzata a Moretta con il fratello Ambrogio.

"Oggi la distinzione non è più tra un settore e un altro, o tra grandi e piccoli, perché con il rilancio della cultura e del meccanismo delle filiere, nell'agroalimentare come anche nella metalmeccanica, abbiamo dimostrato come imprese di diversa dimensione possano coesistere e cooperare con profitto reciproco. La questione centrale è semmai quella di estendere la filiera o di replicarla adeguata ad altri territori, della provincia e della regione, per includere le PMI che ancora oggi non riescono a beneficiarne pur avendo tutte le potenzialità per ampliare la produzione e iniziare una stabile fase di export".

I dati, ripresi e rielaborati su base Istat, non lasciano molto spazio a interpretazioni di tipo differente: "La quota di imprese, fino a nove dipendenti, orientata alle esportazioni non raggiunge il 4 per cento del totale delle stesse, mentre le aziende comprese fra i 10 e i 19 addetti vendono sui mercati internazionali in ragione di una ogni quattro, poco più del 26 per cento della platea di questa seconda fascia. Solamente a partire dai 50 e dai 100 dipendenti si inizia a raggiungere e superare l'asticella del 50 per cento di imprese esportatrici. Bastano questi dati a indicare i margini vastissimi che non dobbiamo vanificare proprio in questa fase, perché arrivare a presidiare un mercato ora significa creare le basi per conservarlo anche in futuro".

I dati al primo luglio scorso dicono che, sulle principali 20 province italiane "export-oriented", Cuneo si colloca - in sfida alla cabala - al 17esimo posto con una performance che, nei primi sei mesi dell'anno corrente, è stata di 3,6 miliardi di euro, in aumento del 10,7 per cento al confronto con il medesimo semestre del 2016, sostenendo l'industria e spalancando le porte in uscita dei magazzini aziendali.

"Le filiere, estese o replicate, sono il solo sistema per rendere sempre più PMI partecipi della dinamica internazionale sia direttamente, come autonome protagoniste all'estero, che indirettamente come fornitrici dell'esportatore principale", conclude il dirigente di categoria: "Nessuno nega le positive variazioni attuali su produzione manifatturiera e vendite all'estero, anzi, la scommessa - compresa e recepita oramai da tutte le Istituzioni - è aumentarle e stabilizzarle facendovi concorrere, accanto ai medio-grandi imprenditori, anche i medio-piccoli che devono poter fruire dei relativi aiuti e sostegni nelle stesse condizioni applicative dei primi. In tal modo, agendo sugli scaglioni di impresa fino a 9 e fino a 19 dipendenti, si potrebbero mettere a segno aumenti di produzione e di fatturato esportativo di almeno il 10 per cento dei valori attuali".

c.s.

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