CUNEO - Facebook, Instagram e Whatsapp in down, un'occasione per riflettere sul loro uso?

La sensazione è che stamane sia già tornato tutto come prima, ma ci sono molte domande che restano senza risposta

Mark Zuckerberg

Samuele Mattio 05/10/2021 11:12

 
Era il 1981 quando Francesco Guccini pubblicò il suo decimo album ‘Metropolis’. Oltre a vere e proprie perle come ‘Bisanzio’ e ‘Venezia’, il Maestrone v’inserì un pezzo oggi semi-dimenticato nel quale si divertiva a immaginare cosa sarebbe successo in una notte senza corrente elettrica: “Cosa faremo in queste ore? Rumore attorno non si sente, giochiamo a immaginar la gente”. 
 
S’intitolava, senza troppa fantasia, ‘Black-out’. Ieri sera, quando la galassia Zuckerberg è scomparsa dall’internet, in molti si sono posti la stessa domanda che si faceva il cantautore bolognese quarant’anni fa, quando il televisore non andava. Ma se il tubo catodico era ed è dichiaratamente un mezzo d’intrattenimento - già criticato all’epoca, ma questa è un’altra storia - lo stesso non si può dire dei social network e delle app di messaggistica istantanea, che almeno in linea teorica ci servono per restare in contatto con gli altri (pare). Eppure in molti, orfani di Whatsapp, Facebook e Instagram hanno provato un senso di smarrimento non indifferente nonostante i mezzi per restare collegati con l’universo mondo non sono mancati (dal telefono, agli sms, fino alle mail). Chi ha assaggiato, anche per qualche secondo, quella sensazione dovrebbe forse porsi qualche domanda.
 
Il tempo che passa su social e su app di messaggistica istantanea è davvero strumentale alla comunicazione o c’è dell’altro? Il documentario Netflix "The social Dilemma”, pur con i limiti del caso, aveva già evidenziato una problematica non di secondo piano, riassumibile in una frase: l’utilizzo che fanno queste piattaforme di noi è di molto superiore a quello che noi possiamo fare di loro. Oppure, per dirla direttamente con il regista Jeff Orlowski: “Se non paghi il prodotto, il prodotto sei tu”. Quello che questo documentario ha analizzato è come il nostro cervello viene manipolato tramite algoritmi progettati per attirare strumentalmente la nostra attenzione. Il che crea anche assuefazione e dipendenza? Un momento come quello di ieri sarebbe certamente stato utile per ‘staccare’ e riflettere sulla questione, ma la sensazione è che oggi sia già tutto tornato come prima. Chiude Guccini: “Non c'è black-out e tutto è ormai finito, il vecchio frigo è ripartito con i suoi toni rochi e tristi scatarra versi futuristi”. Zang Tumb Tumb, Face Book e Insta Gram.
 

Notizie interessanti:

Vedi altro